Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

mercoledì 13 gennaio 2010

Alfie

La malinconica frivolezza dell'essere

Alfie (2004)
di Charles Shyer
commedia/drammatico




Scivola frivolo e brillante questo film, remake di una pellicola del 1966 con Micheal Caine (che ricalca in toto, a partire dalla recitazione di Jude Law e che differisce solo per la location, allora fu Gran Bretagna, oggi è Manhattan). Proprio come il suo protagonista che vive tra un sorriso ammiccante indirizzato alla macchina da presa (da sempre tabù hollywoodiano) e una frasetta maliziosa alla partner di turno. Ma come il suo protagonista il film ha un'anima drammatica. Improvvisamente nel circo della superficialità irrompe il dramma della vita. Gli occhi di Alfie non sono mai felici ma velati di tristezza. Alfie al fondo è un vinto e la sua forza è sapere di esserlo. Sapere che le sue teorie da conquistatore non lo salvano, che il suo atteggiamento e il suo modo di rapportarsi al gentil sesso (che è poi specchio del suo modo di rapportarsi alla vita) non gli garantiscono la felicità. Può avere tutte le donne che vuole eppure le uniche tre che lui vuole veramente gli si negano. E quegli occhi cercheranno di ingannarci guizzando furbi per tutto il film fino alla fine, fino all'ultima inquadratuta quando, domandandosi cosa sia la vita e cosa sia la felicità, saranno per la prima volta sinceri e non avranno la sfrontatezza di guardare dritto verso di noi. Sicuramente non un capolavoro, più serial tv che film vero e proprio (l'atmosfera è quella di  Sex and the City) con una spruzzata di videoclip, la cura per i dettagli, sempre alla ricerca del cool e del fashion (i vestiti, la città, gli arredi) e il modo incalzante con cui è girato shakerando anni '70 e modernità (con una fantastica fotografia che esalta, se mai ve ne fosse bisogno, la sublimità della Grande Mela) lo rendono sicuramente un film piacevole e per certi sorprendente.

1 commento:

  1. Sia chiaro, il film non è niente di memorabile. Però l'ho voluto ugualmente inserire tra i migliori perchè l'atmosfera in cui si muove il brillante Jude Law è davvero suggestiva e perchè colpisce il repentino cambiamento di rotta da commedia frivola a semidramma che innesta spunti interessanti.
    Il confronto con l'originale del'66 stranamente regge, lo modernizza senza stravolgerlo pur con il cambio di location. Sorprendente la somiglianza tra Jude Law e Micheal Caine, che tra l'altro hanno di recente lavorato assieme in Sleuth. E le coincidenze non si fermano qui, trattandosi anch'esso di un remake (ma qua quello all'origine firmato da Mankiewicz, coautore di Quarto Potere, è assai migliore). Dulcis in fundo: Jude Law, nel film di Kenneth Baragh del 2007 interpreta proprio la parte che nel 1972 era di Caine, che infatti appare in entrambe le pellicole se pur in due ruoli (quelli principali) differenti.

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