Rabbiosa agiografia di un leader
Malcolm X (1992)
di Spike Lee
drammatico
Vita, morte e miracoli di Malcolm Little e del suo percorso da criminale di bassa lega dai vestiti troppo colorati (la prima ora è sostanzialmente un gangster movie, ed è anche la parte più riuscita) a leader intellettuale che sposò la causa della Nazione dell'Islam, gruppo attivista ed estremista che considerava l'uomo bianco come il male assoluto e predicava corano&razzismo. Malcolm si fa chiamare "X" ripudiando il nome affibiato ai suoi antenati deportati dall'Africa, smuove le folle con un cenno e infervora gli animi con il suo carisma incitando alla violenza e alla rivolta. Ma la sua personalità lo rende pian piano un soggetto scomodo in seno alla setta militante, da cui si distacca definitivamente dopo otto anni quando scopre che la loro guida, il "molto onorevole Elijah Muhammad" non è poi così onorevole. Il pellegrinaggio (quasi documentaristico) alla Mecca conduce alla seconda conversione, quando si acuisce quella spiritualità che gli consente di pregare fianco a fianco con i bianchi, uniti sotto lo stesso dio, e che lo porta alla rinascita religiosa e ad un parziale dietro front rispetto alle posizioni più estreme. Ma la guerra fredda con la Nazione dell'Islam si è oramai fatta rovente e la tragedia è annunciata. Controversa biografia dalla durata esageratamente dilatata (anche se la straordinaria performance di un camaleontico Denzel Washington agli esordi olia spesso gli ingranaggi) di un uomo che fu sicuramente un punto di riferimento per la comunità afroamericana negli anni '50/'60anche se per gran parte della sua vita cercò di fomentare nei neri quei sentimenti di odio e di rabbia che lui contestava ai bianchi.
martedì 9 marzo 2010
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