Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

martedì 12 gennaio 2010

The International

Noia da Milano a New York

The International (2009)
di Tom Tykwer
thriller



Italia, Germania, Usa, Turchia: nell’era della globalizzazione il thriller, ormai agonizzante, cerca nuove vie per emozionare. Qua si sceglie di ampliare il campo d’azione partendo da Berlino per giungere, via New York, al Pirellone. La metropoli lombarda non sfigura al cospetto di altre location europee che di recente Hollywood ha invaso per cercare nuove suggestioni, e spiace che debba arrivare lo zio d’America per valorizzare patrimoni nostrani: stazione, grattacielo, grand hotel meneghino, tutto si presta alla sconclusionata vicenda di Clive Owen nel tentativo di combattere la banca che, sempre per rimanere in tema di globalità, agisce nell’ombra per manovrare le popolazioni. Morale della favola: non serve farci attraversare il mondo (nè sfasciare il Guggenheim in un’estenuante quanto assurda sparatoria) se l’idea alla base, di qualunque provenienza sia, odora di pacchiano provincialismo.

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