Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

giovedì 11 marzo 2010

Via da Las Vegas

Allucinato mal di vivere

Leaving Las Vegas (1995)
di Mike Figgis
drammatico


Vite alla deriva: Ben beve dal mattino alla sera, a tutte le ore e in tutti i luoghi, scolandosi la birra perfino in immersione, scegliendo Las Vegas come teatro del suo programmato suicidio alcolico galoppando verso la fine a suon di tequila e humor nero. Sara fa la prostituta, un po' per scelta, un pò per costrizione. Si incontrano, si piacciono, chiedono l'un l'altra di accettarsi così come sono, con i loro vizi/limiti e il loro desiderio di affetto. Niente sesso, paradossalmente, fino ad un finale dove l'ultimo flebile istinto di conservazione verrà sopraffatto dall'istinto all'autodistruzione. I neon della città del divertimento rimangono sullo sfondo, mentre una fotografia ovattata per scelta immortala una storia d'amore malsana eppure tenera, drammatica, ricca di spunti derivanti dal rapporto tra i due protagonisti, votato all'accettazione totale dell'altro nonostante l'evidente lesionismo e di qualche debolezza nella sceneggiatura che nonostante la sua essenzialità riesce a presentare qualche pecca (la mafia russa abbozzata e superflua). Ma l'atmosfera allucinata che avvolge un Nicholas Cage (Oscar come miglior attore) perennemente in stato d'ebrezza è forte, densa, incisiva, fa tremare quando lui trema, fa delirare quando lui delira trascinandoci assieme al protagonista in un gorgo di autodistruzione di bukovskijana memoria grazie anche al contributo di una malinconica colonna sonora (composta dallo stesso regista). Film "d'autore" verrebbe da dire: qua quello che firmò il testo alla fonte (John O'Brien) si suicidò prima che il film vedesse la luce, suggellando con il mito un'opera controversa e consegnandola alla storia.

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