Morbosità (quasi) ad arte
Colpo d'occhio (2008)
di Sergio Rubini
drammatico
Adrian è un giovane scultore in cerca delle luci della ribalta. Il professor Lulli un rinomato critico che ama coltivare nuovi talenti, più per celebrare se stesso che per amore dell'arte. Adrian troverà in lui un trampolino di lancio verso la fama, e nella sua amante una compagna con cui scappare. Ne deriverà un insolito triangolo fatto di fughe e rincorse, dominato dalla mefistofelica figura del critico (eccellente Sergio Rubini) che sembra volersi faustianamente insinuare di soppiatto non solo nella professione, ma anche nella vita dei due giovani. Il dramma cerca disperatamente di farsi cupo e torbido ma solo di rado riesce ad assestare vincenti colpi di pathos. Il colpo d'occhio, che nell'insieme appare originale, ad un'analisi più approfondita risulta troppo debole in diversi punti (recitazione teatralmente enfatizzata, buchi di sceneggiatura derivanti anche da un'eccessiva lunghezza del film, scivoloni nella stereotipizzazzione di personaggi e rapporti, una regia esageratamente frammentaria con continui salti temporali) che non riescono ad evocare appieno le atmosfere morbose di altri thriller psicologici d'Oltreoceano (De Palma, ma anche Il talento di mister Ripley) e nostrani (Dario Argento e Pupi Avati d'annata).
martedì 9 febbraio 2010
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