Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

sabato 27 febbraio 2010

Invictus - l'invincibile

La giusta meta di Eastwood

Invictus (2009)
di Clint Eastwood
drammatico

La prima inquadratura è già un terorema: un Paese, il Sud Africa, diviso tra i bianchi benestanti da una parte e i neri poveri dall'altra. A cercare di conciliare le aspirazioni di questi ultimi con le paure dei primi sarà Nelson Mandela, primo presidente nero dopo la fine dell'apartheid (e dei suoi quasi trent'anni di prigionia). Differenze di lingua, inno, bandiera si frappongono sulla strada della pacificazione, avventuta sulla carta ma non nella strada e nella mentalità. Madiba (ma i bianchi lo chiamano ancora "Signor Presidente") lo sa e utilizzerà l'arma del perdono come via per la creazione della "nazione arcobaleno" dove le barriere raziali saranno definitivamente abbattute. E lo farà innanzitutto restituendo agli afrikaner il loro giocattolo: gli Springbooks, la nazionale di rugby, che il suo sfaff vorrebbe smantellare. Lui lo impedisce, convoca il capitano e coltiva il pensiero ambizioso di vincere la Coppa del Mondo, intuendo che quel "gioco da selvaggi praticato da gentiluomini" può diventare il mezzo tramite il quale unificare una nazione. Inizialmente un calcolo politico, poi umano, troppo umano per un vero leader dalla spiccata sensibilità, per cui "nessuno è invisibile" e che si lascia ispirare dagli altri per comunicare quella grandezza cui inevitabilmetne l'uomo tende. Il rischio era quello di sprofondare totalmente nella retorica. Clint Eastwood lascia che la straordinaria imponenza del leader nero prenda il sopravvento, anteponendo però il suo lato umano e la sua concretezza alla pur imprescindibile morale. Lo fa con la sua unica, proverbiale, maestria, coadiuvato da due prestazioni attoriali eccezionali (Morgan Freeman, oramai inchiodato nel ruolo di vecchio saggio, sguazza nei panni di Mandela di cui è la fotocopia, Matt Damon è intenso e drammatico al punto giusto) rendendo così assai godibile un film che in mano ad altri si sarebbe risolto in retorica pacchianeria.

9 commenti:

  1. concordo in pieno,
    tra laltro uno dei pochi film (forse l'unico che io ricordi) in cui viene recitata una partita senza che risulti falsa o costruita

    ben fatto clint, da 5 anni non sbagli un colpo

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  2. Anche io ho notato questo aspetto, volevo specificarlo nel commento ma l'ho tagliato per motivi di spazio. Infatti le sequenze della partita (ricalcate in toto su quelle reali), non danno a mio avviso quel fastidioso sentore di falso che ha da sempre rappresentato un ostacolo tra l'incontro di cinema e sport. Anche se ho letto commenti in cui viene sottolineata ancora questa insormontabile barriera. E' anche vero che a livello "registico" vengono privilegiati dettagli e primi piani rispetto a campi lunghi dove si gode appieno dello svolgersi dell'azione come invece accade quando guardiamo una partita. Più di così però credo francamente sia impossibile.

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  3. Concordo in pieno con l'ultimo commento del pregevole curatore di questo bellissimo blog: è praticamente impossibile realizzare un film "sportivo" migliore di questo, in cui retorica e didascalie stilistiche (solitamente padroni del genere) vengono limitate al minimo sindacale. A mio avviso siamo comunque un gradino abbondante sotto gli ultimi capolavori (Ivo Jima e Gran Torino su tutti) e vicini al rischio del "paternalismo patriottico" di Flags Our Fathers; ma avercene di registi così, padroni del loro destino e capitani della loro anima.

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  4. sicuramente un gradino sotto gran torino, ma il tema non ha aiutato,
    in fondo si tratta di un grande tributo fatto da un grande regista ad un grande della storia.

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  5. Di questo film mi ha colpito la sua sorprendente “normalità” .
    La storia non è travolgente, non ci sono stacchi improvvisi o colpi di scena; al contrario, lo svolgimento è lineare, coerente, quieto (ma mai noiso).
    Gli stessi protagonisti non sono dei superuomini, ma vengono colti nella loro quotidianità mentre bevono un tè a casa o si alzano presto per una passeggiata mattutina.
    Il regista non esagera mai in nessuna scena, nemmeno quando ti aspetteresti che il presidente compia chissà quale gesto epocale (e invece stringe le mani ai giocatori e saluta il pubblico allo stadio), o che la squadra di rugby giri tutta l’Africa per riunire bianchi e neri sotto la bandiera arcobaleno (il solo racconto della giornata con i ragazzini nel campetto di periferia nella sua straordinaria essenzialità spiega già il significato dell’intero tour de force degli Springboks), oppure che nell’entusiasmo della vittoria tutto si risolva con un anonimo abbraccione fra chi poco tempo prima si odiava (vale molto di più un semplice – intensissimo - cenno fra il capo della scorta (nero) e il suo collega afrikaneer).
    La bellezza di questo film, a mio parere, sta proprio nel rendere eroico ciò che è solo apparentemente semplice (ma determinante nella vita dei protagonisti), per una volta senza ricorrere a strabilianti effetti speciali, roboanti gesta dei singoli e appassionanti storie d’amore.

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  6. mi avete incuriosito...stesera vado a vederlo.
    Debby

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  7. Posto che sono d'accordo su tutto perchè il film mi è piaciuto molto (e che ho scoperto il blog solo ora e dunque solo ora scrivo) andrò contro corrente. Un'immagine uscito dal cinema mi ha infastidito, più che altro perchè non necessaria. Il finale alla "Ringo people" con la coppa sostenuta dalla mano bianca a cui si sovrappone quella nera no si poteva vedere...

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  8. Beh, ma sicuramente aspetti moraleggianti ce ne sono, in particolare il ritornello "Padroni del proprio destino ecc", però poteva andare peggio.
    E la colonna sonora "plagiata" da O' Sole Mio? Ne vogliamo parlare?

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  9. Film stupendo, quando Clint spara non sbaglia un colpo. E anche la colonna sonora non e' male.
    Wilson

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