Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

domenica 21 marzo 2010

Capitalism: a love story

Piove, capitalismo ladro

Capitalism: A Love Story (2009)
di Michael Moore
documentario

Il Governo subappalta la giustizia alle multinazionali? Colpa del capitalismo. Cadono gli aerei? Colpa del capitalismo. Il gigantesco regista di Flint che in passato aveva cercato di mettere a nudo i segreti dell'industria automobilistica, del mercato delle armi, della politica di Bush e della sanità a stelle e strisce, punta qui a svelare i sordidi meccanismi del libero mercato con il solito stile scandalistico e tendenzioso. Ma la parte più interessante, quella relativa alle cause che hanno portato alla crisi economica e finanziaria, restano ai margini e Moore preferisce puntare allo stomaco e alle coscienze mostrandoci le misere condizioni di chi ha subito pignoramenti (furti?) da parte delle banche e di Wall Street, luogo sacro e casinò dove si punta sui "dividendi" senza che nessuno sappia cosa siano. Rimangono stuzzicanti alcuni aspetti, come la dinamica delle aziende che stipulano le assicurazioni del "contadino morto" all'insaputa dei loro dipendenti per speculare sui loro eventuali decessi; o la storia del riformatorio costruito dall'azienda affiliata alla Casa Bianca che incentiva le incarcerazioni. Tutto seducente, accattivante, ben architettato, con una simbologia di sicuro effetto, da Wall Street transennata come scena del crimine, al cane che saltella aspettando il suo turno come i poveri, al Gesù di Zeffirelli ri-doppiato in chiave capitalista. Tutto seducente, intrigante. E il rischio è di crederci davvero.

1 commento:

  1. Interessante notare come Michael Moore scomodi preti e prelati vari per sottolineare come i dettami del capitalismo mal si sposino con quanto sostenuto nei Vangeli. Chissà perchè la tanto vituperata Chiesa, quando serve, viene tirata in ballo come esempio giusto, da seguire.

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