Ossessionante naufragio
Shutter Island (2010)
di Martin Scorsese
thriller
Thriller teso, angosciante, che entra subito nel vivo, sin da quando Leonardo Di Caprio emerge dalle nebbie su un cargo sballottato dalle onde, con la grancassa in sottofondo che non ci dà tregua: è un'agente dell'Fbi spedito sull'isola-manicomio assieme al nuovo collega (Mark Ruffalo ok) dove i pazienti/carcerati più pericolosi d'America sono rinchiusi (o ricoverati). La misteriosa scomparsa di una di questi ha portato i due sull'isola, ma diversi ostacoli andranno ad interferire con lo svolgimento delle indagini. Tra questi: l'ostracismo dei responsabili del manicomio, dai medici (il sinistro Ben Kingsley dallo sguardo mefistofelico e l'altrettanto ambiguo Max Von Sydow) alla polizia, che sembrano nascondere perversi segreti, una tempesta che fa saltare le regolari norme di sicurezza mischiando guardie e ladri e, soprattutto, il passato dell'agente, dilaniato tra i ricordi degli incubi della guerra e di quelli personali. Si scoprirà così che forse il motivo della sua presenza sull'isola è un altro, mentre emergeranno pian piano le sue psicosi e le sue angosce, in un film dove realtà, ricordo e finzione si fondono in deliranti flashback che grondano liquida ossessione e sequenze tese e nevrotiche, sempre ottimamente girate, che compongono un'opera sovraccarica (ma il testo all'origine è di Dennis Lehane, già autore dei cupi Mystic River e Gone Baby Gone), che, forse eccessiva in alcuni aspetti, naufraga nei reiterati colpi di scena che giocano sempre più a livello mentale che fisico. Ma trovatelo, oggi, un altro autore capace di rendere in modo così denso lo strisciante malessere dell'inquietudine umana.
domenica 7 marzo 2010
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