Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

martedì 12 gennaio 2010

Come Dio comanda

Ingredienti giusti, ricetta sbagliata

Come Dio comanda (2008)
di Gabriele Salvatores
drammatico



Non sempre miscelando ottimi ingredienti si giunge ad un ottimo risultato. Qui abbiamo le facce giuste (tra cui un Elio Germano che riesce nuovamente a riciclarsi nell’ennesima caratterizazione che testimonia della sua versatilità), un testo alla base firmato Niccolò Ammaniti e un regista, Salvatores, capace di grandi prove e che sempre da un libro di Ammaniti partorì il bellissimo Io non ho paura: qui l’impresa gli riesce a metà, il film regge proprio perché gli elementi sono validi ma se ne percepisce la poca coesione e il dramma che sboccia senza senso, tale rimane nonostante la lacrima finale.

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