Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

sabato 27 febbraio 2010

Quando si sono rotti gli argini

Katrina, George e il commovente dramma di un popolo

When the Levees Broke: A Requiem in four acts (2006)
di Spike Lee
documentario

Tra il 28 e il 29 agosto 2005, Katrina, uno dei cinque più potenti uragani della storia, si abbatè sulla costa meridionale degli Usa travolgendo la città di New Orleans che nel giro di qualche ora venne invasa dalle acque del lago Pontchartrain, i cui argini si ruppero. Tragedia annunciata, forse snobbata perchè l'80% degli abitanti della città erano afroamericani di classi sociali proletarie. Quattro ore di testimonianze che ricostruiscono quelle drammatiche ore e i giorni successivi, le condizioni disumane del Superdome che accolse le vittime di questa nuova Pompei (ma non chiamateli "rifugiati"), la diaspora che seguì il disastro e l' inconcepibile lentezza degli aiuti: l'amministrazione Bush restò a guardare per giorni e la colpa sembra ricadere più sul Presidente, sulla Fema, sulla governatrice della Lousiana, Kathleen Blanco, sugli ingegneri che progettarono gli argini ("il più grande fallimento di ingegneria civile della storia") che non sull'ira funesta della natura. Uno straordinario e commovente documento su un popolo, sulle sue radici culturali e razziali, sul suo attaccamento alla vita e a una città: c'è chi la ama e chi la odia, chi la ritiene vittima e chi responsabile, chi fugge e chi torna tra gli spettrali paesaggi devastati dalla furia della tempesta. Sudore, rabbia, lacrime, voglia di giustizia, bisogno di risposte, una carellata incessante di vite spezzate, umiliate e offese ma sempre in lotta. E che, mentre biasimiamo uno Stato assente che quasi non li riconosce più come suoi figli, ci fa istintivamente domandare dove fossimo noi mentre accadeva tutto questo.

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