Drammatica ferita newyorkese
25th Hour (2002)
di Spike Lee
drammatico
Le ventiquattro ore che precedono l'incarcerazione di Monty Brogan (l'ultimo Edward Norton da incorniciare), spacciatore di origini irlandesi della Grande Mela condannato a sette anni di reclusione, sono l'occasione per il criminale per riflettere sulla sua vita, sul rapporto con il padre e la ragazza (Rosario Dawson), sul significato dell'amicizia, della colpa e della giustizia, tra ricordi nostalgici di una gioventù felice ormai persa (ma gli amici di un tempo, i perfetti Philip Seymour Hoffman e Barry Pepper, che a tratti lo assolvono e a tratti lo condannano, non se la passano meglio) e i dubbi sulla lealtà delle persone che lo circondano. In una New York le cui ferite post Undicisettembre sono drammaticamente e meravigliosamente ancora scoperte, Spike Lee allestisce un film stilisticamente differente rispetto alle sue altre opere (il soggetto è di David Benioff che partorirà in seguito i dolenti Il cacciatore di Aquiloni e Brothers), in cui la rabbia per un'esistenza violata si scontra con il dramma del rammarico di aver gettato tutto al vento (emblematico in questo senso lo stupendo monologo del protagonista che sintetizza in pochi minuti l'anima multirazziale della Città che non dorme mai). Uno straordinario racconto dall'anima noir illuminata da luci abbaglianti e musiche assordanti interrotte da inaspettati silenzi che danno risalto alle parole; e che, allo scoccare della venticinquesima ora, miscelerà con struggente intensità la leggerezza del desiderio di felicità zavorrato dalla crudezza della realtà.
martedì 6 aprile 2010
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Mah... Io di cinema non dovrei parlare perchè sono proprio un profano, però 25 sono le ore che mi è sembrato sia durato questo noiosissimo film... A me spike lee proprio non piace, saranno i suoi occhialoni ma non mi piace
RispondiEliminaCapiz
io direi...il monologo vale tutto il film!è davvero un capolavoro riuscire in 5 minuti a descrivere perfettamente e senza tralasciare nulla la realtà new yorkese!ormai un pochino la conosco e li c'è raccontato tutto, ma soprattutto è nuova la modalità di raccontarla. non la classica e stupenda Ny di facciata con il suo skyline (che adoro!!) ma una città ricca di contraddizioni sociali..che non è perfetta come sembra. fede
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