Gigantesca favola
The Blind Side (2009)
di John Lee Hancock
drammatico
Quando un quarterback effettua un lancio in avanti, il tackle sinistro ha la responsabilità di proteggere il suo lato cieco. Compito facile per un gigante nero di due metri e 140 kg, che per di più ha il 98% di attitudine di istinto protettivo. Che però, apparentemente, è il suo unico pregio: Michael Oher è un ragazzone di neanche diciott'anni senza fissa dimora, accolto per pietà (e doti atletiche) in un'highschool di Memphis. Vive una vita silenziosa da reietto, dorme in palestra o in macchina e soprattutto stenta a leggere. La sua vita cambia quando viene accolto da Miss Leigh Anne (una Sandra Bullock che invecchiando migliora) e la famiglia Tuohy, bianchi benestanti che si affezionano a questo energumeno dallo sguardo infantile e il passato drammatico e misterioso. Lui è educato, discreto e anaffettivo ma con il tempo imparerà a sciogliersi, nel football e nella vita. Lei si lascia colpire da questo ragazzo scoprendosi cambiata da questo suo gesto. Qualche faciloneria comica di forrestgumpiana memoria, attimi di reiterata commozione disneyana (che farebbero storcere il naso se non fosse una storia vera), poi arriva il football: sul campo lui "sembra Tarzan ma gioca come Jane" e dovrà nuovamente arrivare in soccorso l'attenzione della sua "mamma" adottiva (con una divertente metafora famigliare) per insegnargli l'importanza del difendere e proteggere la squadra. Una volta capito il meccanismo il gioco è fatto e il successo dietro l'angolo. All'apparenza può sembrare l'ennesima versione del sogno americano, invece è il suo negativo: qui lo Stato è assente e quando le istituzioni si palesano rappresentano solo un ostacolo; e, soprattutto, l'uomo da solo, con le sue forze, è impotente (a differenza di quanto accade, ad esempio, nel mucciniano La ricerca della felicità) mentre si rende evidente come sia necessario ricevere il sostegno di qualcuno in grado di guardare con semplicità alla nostra miseria. Elementi che rendono un film, forse non impeccabile nella forma, sicuramente interessante nella sostanza, in particolare nel modo in cui si delinea con commovente sensibilità il rapporto tra i due protagonisi (come già Hancock fece all'epoca di Un mondo perfetto diretto da Clint Eastwood).
martedì 9 marzo 2010
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