Cambio di rotta tarantinato
U Turn (1997)
di Oliver Stone
thriller
Un guasto alla macchina costringe Sean Penn alla sosta forzata a Superior, cittadina dimenticata nel deserto dell'Arizona dove si incontrano personaggi grotteschi come quelli dei Coen e dalla lingua sciolta come quelli di Tarantino. Nell'attesa che la sua Ford venga riparata dal bizzarro proprietario dell'officina (un irriconoscibile Billy Bob Thornton sepolto sotto strati di olio), perde tutto il denaro che doveva ai criminali che lo stanno braccando, ha una fugace relazione con una giovanissima Jennifer Lopez e viene assoldato da suo marito (un esaltante Nick Nolte) per farla fuori. Amore e morte si intrecciano sulle creste rocciose del deserto, mentre un sole accecante illumina cactus e avvoltoi e l' humor nero una storia sempre in bilico tra il comico e il drammatico. Fanno tempo a comparire Jon Voight in versione clochard e Joaquin Phoenix psicopatico al fulmicotone, prima che la storia prenda la via del thriller macabro con continui cambi di prospettiva. Alla fine la concezione dell'umanità malvagia e spietata prevarrà anche in questo 13°lungometraggio del regista newyorchese, nonostante l'evidente inversione di marcia stilistica verso una regia più eccentrica e allucinata, probabile contaminazione derivata dall'avere lavorato, tre anni prima, con Tarantino in Assassini Nati. Cercare di bissare il papà di Pulp Fiction il più delle volte è opera autolesionista. Qui però a farlo è uno che conosce il cinema, che non "copia" ma reinterpreta, proprio come fa il modello di riferimento. E il risultato è all'altezza.
martedì 23 marzo 2010
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