Quei bravi ragazzi francesi
Un prhophète (2009)
di Jaques Audiard
drammatico
La struttura sembra essere quella di tanti, tantissimi film di ambientazione carceraria: Malik è un giovane francese di origini arabe condannato a sei anni di reclusione. E' un ragazzo schivo, remissivo, non segue alcuna religione, è analfabeta e cerca di confondersi tra la folla. Ma la gang corsa capeggiata dal vecchio Cesar Luciani lo recluta per commettere un omicidio ob torto collo: ne deriverà una delle sequenze più straordinarie del film, in cui emerge con irruenza tutta la fragilità di un ragazzo costretto a trasformarsi in assassino. Cambierà ovviamente anche la sua storia, il suo rapporto con il gruppo si farà sempre più stretto fino a quando rimarrà lui solo a seguire il vecchio boss per il quale inizierà a svolgere alcuni lavori sfruttando i permessi di uscita. La sua vita fuori e dentro al carcere diventa un tutt'uno nella ricerca del business giusto, i fantasmi del passato con i quali, letteralmente, convive, l'hanno reso cinico, il mondo al di là delle sbarre presenta le stesse dinamiche di quello al di qua e c'è sempre qualcuno pronto a braccarti e a perquisirti. Film cupo, lucido, che si risparmia la morale di tanti film del genere, con ottimo cast (chapeau per il protagonista, Tahar Rahim e per Niels Arestrup) e ottimo ritmo che riescono a far digerire oltre due ore di crudo realismo.
mercoledì 31 marzo 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento