Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

mercoledì 31 marzo 2010

Il profeta

Quei bravi ragazzi francesi

Un prhophète (2009)
di Jaques Audiard
drammatico


La struttura sembra essere quella di tanti, tantissimi film di ambientazione carceraria: Malik è un giovane francese di origini arabe condannato a sei anni di reclusione. E' un ragazzo schivo, remissivo, non segue alcuna religione, è analfabeta e cerca di confondersi tra la folla. Ma la gang corsa capeggiata dal vecchio Cesar Luciani lo recluta per commettere un omicidio ob torto collo: ne deriverà una delle sequenze più straordinarie del film, in cui emerge con irruenza tutta la fragilità di un ragazzo costretto a trasformarsi in assassino. Cambierà ovviamente anche la sua storia, il suo rapporto con il gruppo si farà sempre più stretto fino a quando rimarrà lui solo a seguire il vecchio boss per il quale inizierà a svolgere alcuni lavori sfruttando i permessi di uscita. La sua vita fuori e dentro al carcere diventa un tutt'uno nella ricerca del business giusto, i fantasmi del passato con i quali, letteralmente, convive, l'hanno reso cinico, il mondo al di là delle sbarre presenta le stesse dinamiche di quello al di qua e c'è sempre qualcuno pronto a braccarti e a perquisirti. Film cupo, lucido, che si risparmia la morale di tanti film del genere, con ottimo cast (chapeau per il protagonista, Tahar Rahim e per Niels Arestrup) e ottimo ritmo che riescono a far digerire oltre due ore di crudo realismo.

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