Surrogates (2009)
di Jonathan Mostow
fantascienza
Bruce Willis si aggira con tupè arancione (sembra Biscardi) e smorfia da leafting (sembra Zoolander) in un mondo futuroide dove gli esseri umani sono sostituiti da surrogati (o "surroghi", termine aberrante) robot: uomini e donne imbruttiscono nelle loro case mentre gli androidi cui sono collegati cerebralmente vivono la vita di tutti i giorni. Risultato: tutti appaiono belli e tirati a lucido, ma non sai se la bella donna con la quale stai parlando sia in verità un ciccione disteso nella sua stanza. Qualcuno però decide di rompere l'equilibrio con una particolare arma che intacca la perfezione dei replicanti: colpendo loro riesce a causare la morte di chi vi è collegato. L'agente Tom Greer, duro a morire e ad accettare la realtà posticcia in cui vive, sarà costretto ad accantonare il suo manichino per scendere in campo mostrando muscoli e ferite per salvare/risvegliare il genere umano. Si rischiava di imbattersi in un surrogato di tanta fantascienza già vista, ma la riflessione sull'uomo che ha rinunciato alla sofferenza della realtà per rifugiarsi in un mondo plastificato votato all'apparenza è incisiva e convincente. E permette di sorvolare su una trama debole e un'azione con pochi sussulti.
lunedì 15 novembre 2010
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