Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

venerdì 26 febbraio 2010

Quando eravamo re

Capolavoro sul ring

When We Were Kings (1996)
di Leon Gast
documentario


Il 30 ottobre 1974 a Kinshasa, Zaire, si svolse il più importante incontro di boxe della storia, tra l'allora campione dei pesi massimi George Foreman e il giovane Muhammad Alì, intenzionato a riprendersi il titolo. Il documentario analizza le settimane che precedettero il match passato alla storia come "Rumble in the Jungle" (terremoto nella giungla) e che vide affrontarsi due facce dell'America nera, quella di chi difendeva, anche un po' ruffianamente, le sue radici afro e quella di chi era quasi asservito allo Zio Sam. Alì è un folletto irruento e iperattivo che non perde occasione per lanciare moniti all'avversario, con monologhi di grande impatto che mixano politica e sport e sembrano provenire da un personaggio di Tarantino. Foreman è un gigante silenzioso dalla forza sovrumana, deciso ad affermare la sua superiorità anche in campo nemico, dal momento che Alì, con arguzia strategica, arringò le folle che gridavano "boma ye", "uccidilo", ponendosi come il paladino, come "un ponte tra l'Africa e l'America". E ancora: un manager dietro le quinte (Don King) scaltro e amorale che cita Shakespeare, un dittatore, il meglio della black music e del soul, da James Brown a BB Kink, come contorno. Poi L'Incontro, "The Fight" (trasmesso alle 4 di notte, ora locale, per favorire la visione Oltreoceano), da seguire ripresa dopo ripresa.
90 minuti di strepitosa tensione drammatica che affrescano un avvenimento circoscritto che porta con sè un carico di significati umani, politici, sociali che travalicano il fatto sportivo, trainati dall'esuberante carisma di un campione che dentro al ring danzava, volando come una farfalla e pungendo come un'ape e che fuori saettava slogan da vero leader politico. .

5 commenti:

  1. La melmosa retorica sull'insopportabile Alì, gronda densa come olio da giare siciliane. Personaggio troppo mitizzato l'islamico: di questo film ci resterà impresso solo l'assordante coro da stadio "Alì Bumayè" e l'ennesima dimostrazione di come sia facile fare i terzomondisti e i "neri" quando per un minuto di match si riceve un compenso pari all'intero PIL del Congo Belga.
    Alì come uomo che ha il mondo ai suoi piedi, come uomo misura di tutte le cose: poi però giungerà Mr Parkinson e la storia da raccontare sarebbe molto più intensa, più umana e immensamente più interessante.

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  2. Si è vero, hai sottolineato un aspeto che condivido e che avevo evidenziato solo in parte, ovvero il giudizio su Alì (che infatti prese 5-milioni-5 come il suo avversario e a dirla tutta, non sapendo come sarebbe andata a finire, speravo che Foreman lo disintegrasse). Che però credo vada scisso dal giudizio sul documento, che rimane esaltante e capace di creare un giusto pathos nel preparare l'incontro.

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  3. Non sono d'accordo sulla "melmosa retorica" su Alì. Nel senso che il protagonista del documentario -per me il miglior film "sportivo" della storia- non è affatto Alì, ma l'Africa stessa, cui la vicenda Alì-Foreman fa solo da sfondo.

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  4. Diciamo così: il soggetto dovrebbe essere l'Africa, ma è vero che la debordante personalità di Alì, nel bene e nel male, mette un po' in secondo piano tutto il resto, che diventa un po' il contesto per il suo show.

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  5. Il soggetto per me è Alì, non l'Africa. L'Africa è la strategia di Alì. Bumayè è una genialità comunicativa che per trovarne una simile abbiamo dovuto aspettare la prostituctione intellectuale di Mou.

    La "melmosa retorica" su Alì è in realtà l'epica di uno degli eventi sportivi più immensi di tutti i tempi. E' storia, non retorica: è quando la storia supera l'immaginazione.

    Quanto all'uomo: Alì era ed è il più cristallino campione della boxe americana e, all'apice della sua carriera, invece che ricevere gli onori fu buttato fuori dalla federazione per anni. Se si fosse erto a misura di tutte le cose avrebbe passato i suoi mesi dietro una scrivania in Vietnam a far foto con le truppe ed invece quei mesi lì (che divennero anni) li passò in galera.

    Per non parlare poi del fatti che Alì è in realtà Apollo Creed.

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