Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

giovedì 4 febbraio 2010

L'ultimo bacio

Trentenni disperati

L'ultimo bacio (2001)
di Gabriele Muccino
drammatico

Trentenni disperati in crisi esistenziale e di coppia. Carlo aspetta un figlio ma si invaghisce della ninfetta attratta dall'uomo maturo, che si rivelerà però assai più immaturo di lei; a casa di Adriano il figlio è già nato, e la crisi con la moglie pure, entrambi incapaci di ritrovare la molla della passione; Paolo la crisi l'ha già avuta, sedotto e abbandonato da una ragazza che gli ha spezzato il cuore; Alberto non ha una relazione stabile, passa da un letto all'altro senza ricordare i nomi delle ragazze con cui esce, incapace di trovare in alcuna di esse un po' di felicità. Il viaggio come utopia per lasciarsi alle spalle una vita in cui si ha tutto ma che, priva di un centro saldo, tradisce la sua inesorabile fragilità. Il dramma che ha consacrato Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno (e lanciato un trio di giovani talentuosi come Favino, Pasotti e Santamaria, questi ultimi già visti nel godibilissimo Ecco fatto, opera prima di Muccino) ci presenta uno spaccato dell'Italia del nuovo millennio fatta di giovani incapaci di dare un senso alle proprie esistenze e un significato vero all'amore. Niente di nuovo, tuttosommato. La regia di Muccino riesce però a rendere con spietato realismo scene di vita che ci sembra di avere vissuto, e anche se lo fa entro un orizzonte cinico, riesce a farsi apprezzare denotando una certa capacita di osservazione del reale. Ma la speranza che sembra potersi intravedere in esempi come quella delle vite normali di una giovane coppia o di quella anziana riappacificata, verranno puntualmente tradite da un finale a doppio fondo dalla disarmante amarezza che sembra ribadire come oramai l'ordinario sia diventato straordinario e la trasgressione la regola.

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