Storia di un inetto
W. (2008)
di Oliver Stone
biografico
La biografia di un Presidente che voleva lavorare nel baseball e finì alla Casa Bianca. L'adolescenza da spirito libero, l'alcol, poi la rinascita spirituale e la lotta politica con i complessi nei confronti di "papi" (terribile il doppiaggio italiano) che gli preferiva il fratello e a cui rimproverava la poca determinatezza contro quel cattivone di Saddam. Oliver Stone, alla sua terza storia su un Presidente a stelle e strisce dopo Jfk e Nixon (Gli intrighi del potere), non è Micheal Moore: glissa sui fattacci più noti come i presunti rapporti tra la famiglia Bush e quella di Bin Laden e sul pasticcio dei voti della Florida durante le prime elezioni che permisero all'allora Governatore del Texas di raggiungere la camera ovale, tanta roba per chi volesse stroncarne l'operato, per farsi più malizioso dipingendo Bush come un uomo sboccato, irruento, rozzo, ossessionato dalla figura paterna e dalla caccia al petrolio, superficiale e sprovveduto. Tant'è che alla fine le colpe delle sue decisioni vengono fatte ricadere più sul suo staff (Dick Cheney in primis, mentre Condoleezza Rice è una muta presenza e Colin Powell l'unico che ne esce bene). Biografia piacevole, forse non sempre esatta nella ricostruzione storica, il cui obiettivo è mettere a nudo l'uomo piuttosto che il politico (e, nel fare questo, è forse ancora più moralisticamente maligna), con toni da fiction mantenuti però ad un livello di decenza e un'ottima prestazione di Josh Brolin (ve lo ricordate nei Goonies ?) come protagonista e dell'abile caratterista James Cromwell nel ruolo del padre.
venerdì 19 marzo 2010
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