Uggioso dramma
Giorni e nuvole (2006)
di Silvio Soldini
drammatico
Michele (Antonio Albanese, attore compiuto), imprenditore sulla cinquantina, improvvisamente senza lavoro. La sua vita agiata medio borghese (bella barca, bella casa, bella moglie che si concede il lusso di laurearsi a quanrant'anni passati e di dedicarsi alla sua passione, il restauro) viene sconvolta e l'instabilità economica inizia a corrodere le sue sicurezze e i suoi rapporti con moglie (Margherita Buy) e figlia (Alba Rohrwacher). La consorte inizierà ad abbandonare i suo hobby per portare a casa i soldi, lui proverà colloqui e lavori di ogni tipo ma ad ogni tentativo di risalire la china seguirà un insuccesso, un'umiliazione, un fallimento; pian piano viene sopraffatto dalle avversità e inizia a perdere le speranze e solo riscoprendo il valore autentico degli affetti riuscirà a salvarsi. Genova è la città adatta per un film costantemente pervaso da un filo uggioso di malessere, con quella sua spettacolare macaia, "scimmia di luce e di follia" (come definiva Paolo Conte quella coltre nebbiosa che avvolge La Superba quando spira lo scirocco) che avvolge un dramma ottimamente confezionato, pieno di nubi che annunciano la pioggia ma che al fondo verranno bucate da uno spiraglio di sole.
mercoledì 11 agosto 2010
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Ora mi fingo un critico da strapazzo e parlo di "trilogia delle congiunzioni": Giorni E nuvole, Pane E tulipani, Agata E la tempesta. In realtà poco mi frega di trovare nessi e connessioni, ma solo esprimere una sensazione di comunanza fra questi tre lungometraggi. Ciò detto aggiungo che, anche per storia personale, questo film mi ha particolarmente toccato nella sua capacità di rappresentare con eccezionale realismo ed eccellente resa drammatica azioni e reazioni tipicamente umane. Impressionante la scena finale, parallelismo fra il "sì" di Maria all'Annunciazione e il "sì" di una moglie disposta a riaccogliere un uomo che porta con sé un enorme carico di sofferenze. Una visione non banale del matrimonio, inteso non solo come la grande figata sentimentale pronta a sciogliersi alle prime difficoltà, ma anche come "sacrum facere".
RispondiEliminap.s.: ecchissenefrega se Soldini non aveva intenzione di comunicare tutto ciò. Anche Collodi non aveva intenzione di descrivere l'umanità quando ha scritto "Pinocchio".
Raptus
Ma chi, Ruggero Collodi?
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