Il mito e l'icona
Casablanca (1942)
di Michael Curtiz
drammatico
1941. Casablanca è il decentrato cuore della criminalità del Vecchio continente: vi restano imbrigliati come in un limbo criminali e perseguitati politici di mezza Europa che qui fanno tappa per prendere il volo, via Lisbona, per l'America. E il Rick's Cafè è il cuore di Casablanca: gli affari più o meno leciti della città passano da qui, sotto l'occhio attento dell'omonimo gestore che ha scelto di vivere in pace senza interferire con quello che accade nel suo bar. Burbero dal cuore d'oro e la faccia impassibile, è arrivato in Marocco da Parigi, dove ebbe una breve ma intensa relazione con la bella Ilsa (Ingrid Bergman), che vede riapparire nel suo bar, con marito al seguito. I due devono acquistare dei documenti rubati che gli consentiranno di lasciare l'Africa, e che Rick ora custodisce dopo l'arresto del ladro che li aveva procurati scatenando l'allarme tra i nazisti che controllano la città. Il "thriller politico" s'intreccia col noir dalle tinte rosa incentrato sul dilemma di Rick se lasciar partire la donna o scappare con lei. Micheal Curtiz scolpisce in un lucido bianco e nero avvolto dal fumo dialoghi incisivi e minimalisti come pallottole, consegnando all'immaginario collettivo un' icona (Humphrey Bogart, cappello-sigaretta-impermeabile) e alla storia del cinema un punto di riferimento per almeno tre o quattro differenti generi, indicato come terzo miglior film made in Usa di sempre.
lunedì 8 marzo 2010
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