Il vangelo secondo Mel
The Passion of the Christ (2004)
di Mel Gibson
drammatico
Le ultime ore della vita di Gesù, dalla cattura nell'orto degli Ulivi alla morte in croce, narrate con una potenza visiva e concettuale mai viste prima, che trasfigurano l'iconografia cinematografica classica del buon Gesù di Zeffirelli nel drammatico racconto di un uomo che ha offerto il suo sangue per la salvezza del mondo. Ma il film che ha fatto gridare al miracolo i devoti e scandalizzato gli scettici (con accuse di antisemitismo che non trovano alcun riscontro nella pellicola) è commovente nel suo risultato finale quanto zoppicante nella sua struttura: perchè pretendere di offrire il massimo del realismo possibile (con tanto di aramaico e latino) quando poi il "soggetto" non è interamente tratto dai Vangeli ufficiali ma da fonti dubbie, dai vangeli apocrifi agli scritti di una mistica tedesca tanto cara a Mel Gibson, fervente cattolico tradizionalista, con frequenti incursioni da ascrivere più alla fantasia che alla storia? Mel Gibson raffigura così un Cristo dall'aspetto molto umano, troppo umano tanto da avanzare dubbi sulla propria divinità, salvo poi essere terribilmente flagellato oltre ogni umana sopportazione. Immagini che turbano a tal punto da rischiare di occultare gli aspetti più apprezzabili del film, come il rapporto di Gesù con la Madonna, semplice e naturale come quello di qualsiasi figlio con la madre, o la sua misericordia tratteggiata con una mano sensibile che commuove senza cedere al sentimentalismo.
mercoledì 31 marzo 2010
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Giovanni Capizzi: condivido quasi totalmente il giudizio sul film di gibson, tranne quando dici "Mel Gibson raffigura così un Cristo dall'aspetto molto umano, troppo umano tanto da avanzare dubbi sulla propria divinità, salvo poi essere terribilmente flagellato oltre ogni umana sopportazione", come a dire non è fisicamente possibile sopportare tali torture, solo un super uomo può tollerarle. Questa critica a parer mio non regge. I romani avevano strumenti di tortura molto cruenti e quelli rappresentati nel film mi sembrano molto realistici.
RispondiEliminaLa mia non voleva essere propriamente una "critica", solo una sottolineatura: giustamente Mel Gibson, nella sequenza della flagellazione, ha voluto rendere al massimo l'atrocità e la cruenza della tortura, come probabilmente è stato (ricordo che secondo quanto riportato da Santa Brigida di Svezia, furono 5480 i colpi inferti al Cristo). In tal modo però viene secondo me sottolineato più l'aspetto ultraterreno di Gesù, dal momento che un uomo "normale" non sarebbe riuscito a sopportare tale supplizio. Nel senso che la sofferenza mostrata è tutta umana, ma la capacità di sopportazione no. Ci può stare. Però, ripeto: perchè ricercare qui il massimo della verisimiglianza quando poi, altrove, il regista si permette più di una licenza poetica?
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