Ad alta quota
Up in the Air (2009)
di Jason Reitman
commedia
Jason Reitman, figlio di Ivan Reitman (quello di Ghostbuster, qui in veste di produttore), si riconferma uno dei registi più interessanti dell'ultimo lustro. Dopo Thank You For Smoking e Juno, torna con una commedia che ne riprende i toni, infarcendo di velati tocchi agrodolci un film all'apparenza leggero. Ryan Bingham vola per 300 giorni all'anno, vivendo tra areoporti e hotel, collezionando badge e carte fedeltà degli autonoleggi, sentendosi a disagio solo a casa propria (non per niente ritratta in modo asettico, spoglia, quasi come fosse una squallida stanza di albergo, con tanto di frigo-bar). Lo fa per lavoro (è pagato per fare le veci ai direttori delle grandi aziende quando c'è da licenziare) e perchè rifugge qualsiasi legame. Gli verrà affiancata la giovane Natalie, che vuole rivoluzionare il sistema dei "tagliatori di teste" introducendo un innovativo sistema di lincenziamenti on line, ma che ha ancora tanto da imparare sul campo. Dopo un'ora ad alta quota grazie al ritmo effervescente, la sceneggiatura brillante, la regia attenta, il film cerca di alzare il tiro, cambiando di tono, quando qualche crepa inizierà ad intaccare il mondo autosufficiente del protagonista. Il personaggio di Ryan (George Clooney sempre affabile) è quello che si apprezza maggiormente: simpatico quanto basta, intelligente nel comprendere l'animo umano, scoprirà strada facendo la vacuità degli obiettivi che si è posto e, senza sdolcinati ricami, l'importanza di poter poggiare la propria vita su qualcuno cui si vuole bene. Tra le righe la crisi che ha sconvolto gli Usa in questi anni e il dramma della perdita del lavoro che si lega al dramma eterno della solitudine, che però non viene concepita come cieca tragedia ma come ostacolo superabile, attraverso rapporti affettivi reali (amici, genitori, coniugi) in grado di sostenerne il peso.
mercoledì 27 gennaio 2010
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Film gradevole, soprattutto per il finale tutt'altro che scontato. Chi cerca la solita americana storia d'amore happy end con il bel George noleggi (o scarichi) un altro film.
RispondiEliminaScarichi?
RispondiEliminaBeh, dài, Uedro, bisogna avere il paraocchi per non vedere che ormai il modo predominante per vedere i film è scaricarli (non per il sottoscritto, anche perchè non sono patito di cinema e mi fa schifo vedere i film sul monitor del pc, tutti sgranati, magari col doppiaggio in ritardo, a scatti, con lo screen saver che ogni tanto parte. Me li guardo alla tele in HD - stesso discorso vale per le serie tv, delle quali sono patito -).
RispondiEliminaChe il fenomeno dello scaricamento sia poi biasimevole è un altro discorso, tuttavia chi non ha voluto farci i conti sta fallendo (vedi block buster). Poi a volte ci sono persone che secondo me sono compulsive nello scaricamento, cioè piuttosto che guardare un film al cinema si scaricano una versione schifosa, oppure ci sono anche quelli che scaricano e poi non guardano.