Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

mercoledì 13 ottobre 2010

Due partite

Doppio poker femminista

Due partite (2009)
di Enzo Monteleone
drammatico


Anni '60: quattro donne ogni giovedì si ritrovano attorno a un tavolo per giocare a carte e raccontarsi i propri dolori e le proprie sofferenze di mogli/madri/amanti in bilico tra tradizione e modernità. Le acconciature e i colori (troppo) pastello nascondo i volti di un poker di attrici (Cortellesi, Ferrari, Massironi, Buy) che facevano ben sperare, ma che relegate in una stanza e in un dialogo continuo che sa più di teatro (chè da una pièce teatrale di Cristina Comencini, qui sceneggiatrice, viene) che di cinema, non sono mai incisive. Trent'anni dopo il quartetto perde una componente e le rispettive figlie (Crescentini, Pandolfi, Rohrwacher, ma la migliore è la meno nota Valeria Milillo) si ritrovano nella stessa stanza al capezzale della ragazza che ha perso la madre. Cambiano i colori,  rimane l'insoddisfazione, unico elemento che accomuna l'esistenza di queste donne che vorrebbero rappresentare l'intero universo femminile con le sue sfaccettature e il suo desiderio di libertà e indipendenza, ma non fa altro che sbattere contro un reiterato e frustrante femminismo.

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