Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

lunedì 3 maggio 2010

L'attimo fuggente

La vacuità dell'istante

Dead Poets Society (1989)
di Peter Weir
drammatico


Nell'ultra conservatore liceo Welton, nel Vermont, rigido e moralista, il brillante professor Keating, ex allievo della scuola, decide di sovvertire i metodi di insegnamento bigotti e segnati da sterile pedanteria per insegnare ai giovani a "succhiare il midollo della vita", facendoli innamorare della poesia, dell'arte e di tutto il bello che caratterizza ogni istante della vita. A raccoglierne gli insegamenti un gruppo di ragazzi che riporterà in vita la Setta dei Poeti Estinti, circolo segreto dove metteranno in comune il loro desiderio proibito, frustrato dal rigido dogmatismo di genitori e professori. Dramma denso ricco di spunti e di sequenze simboliche commoventi, dall'importanza di seguire buoni maestri a quello di comunicare, alla capacità di non conformarsi senza dover trasgredire ad oltranza. Ma quando il dramma irromperà lasciando un vuoto incolmabile rivelerà come il bello fine a se stesso non possa dare ragione della morte e, quindi, della vita, rendendosi unicamente capace di colmare l'attimo che fugge e non l'infinito.

45 commenti:

  1. gran bel film, molto emozionante e suggestivo.
    concordo con la recensione ma aggiungerei una cosa: alla base de "l'attimo fuggente" c'è un'idea di educazione malsana, per certi versi sesantottina. il prof fa emergere quello che c'è in ognuno (si veda la scena della camminata), non prende posizione, non guida, si limita ad osannare la libertà. è il relativismo edulcorato

    roo

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  2. Capitano, mio capitano!
    Il padre, la guida, l'uomo per cui vale la pena vivere. L'ideale per cui è lecito morire. Godiamoci l'istante, il momento, l'orgasmo fuggente della bellezza della vita. Bruciamo le regole, i comandamenti, i dogmi. Poi Wildianamente si invecchia e di noi non resterà che un pugno di cenere.
    Questa, non altro, è la vita.

    Walt Whitman

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  3. Pensavo di commentare la recensione di Uedro, ma il commento di roo è più esplicito e va nella stessa direzione, dunque mi rifaccio a quello per comodità. Mi spiace ma una persona che "fa emergere quello che c'è in ognuno" non è un sessantottino. Anzi, non vedo cosa ci sia di meglio di fare emergere quello che c'è in ognuno. Lo diceva Socrate, quando parlava della maieutica, e lo dicono altri più moderni pensatori. La scena della camminata è una delle più efficaci degli ultimi anni, sul tema del conformismo. Mi sembra forzato anche dire che il professore non guidi, non prenda posizione etc. Il professore invece propone un approccio. Che può essere condivisibile o meno, ma lo propone. Ed è un approccio talmente materiale che tutte le persone che lo seguono cambiano qualcosa di loro stesse.

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  4. Allora, facciamo dei distinguo. La cosa che più mi ha colpito è il fatto che emerge prepotentemente come una bellezza fine a se stessa, che non riconduca alla sua fonte, non possa evitare la disperazione.

    Altro è il discorso sull'educazione, in cui differisco parzialmente da roo. O meglio, condivido il suo pensiero ma non lo estremizzo. Anche io infatti come il mitico Bob credo che non ci sia nulla di male a far uscire quelle caratteristiche uniche e peculiari che ognuno ha dentro. Se però anche esse vengono fatte emergere selvaggiamente e unicamente per esaltare la propria "libertà", quindi non "educate" (uuuh...che paura questo termine), fanno la fine della bellezza di cui sopra.
    A differenza di roo però credo che nel film ci sia una minima riconoscenza circa l'obbedienza, quando il professore richiama gli alunni ribelli intimandogli di rispettare quanto detto dal direttore.

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  5. La scena della camminata: bella? Sembra una gabbia di matti!!! E' questa l'aspirazione dell'uomo? Camminare come si vuole, saltellando, all'indietro? Estremizzando, si arriva a stravolgere la cosa, a camminare con le mani, adottando comportamenti contro la natura dell'uomo. Che invece, come ci insegnano milioni di anni di storia (non 2000, milioni), è fatto per camminare eretto, in avanti. Quindi ok esaltare le proprie inclinazioni, ma poi ci vuole uno che ti spieghi, qualora ce ne sia bisogno, come cazzo si cammina da uomini.

    Lapo

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  6. Come ci insegnano milioni di anni di storia (tecnicamente comunque sarebbero anni di storia e di preistoria), l'uomo ha imparato a camminare eretto da solo, senza che ci fosse bisogno di alcun esperto di portamento che glielo spiegasse.
    Il discorso della camminata è: cercate di pensare con la vostra testa. Essere contro la scena della camminata equivale a dire: io non penso con la mia testa, ne sono cosciente e ne sono fiero. Mi sembra un po' meno che essere uomini, questo.

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  7. Se pensare con la tua testa ti porta a camminare con le mani mi sa che c'è qualcosa che non va

    Lapo

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  8. a parte queste derive darwiniane che non vengono citate da almeno 50anni, la scena della camminata è emblematica di un'altra cosa.

    il prof superfigo arriva e rompe le regole, porta un pò di proibito e di bello (forse fino a se stesso come dice uedro) e per carità va benissimo. ma poi quando si tratta di proporre e educare, che dovrebbe poi essere il suo ruolo essendo il prof capitano, quello che fa è limitarsi a lasciare campo libero a tutti.
    senza un'idea, una posizione

    è il relativismo, altro che la libertà

    e ricordati che la libertà non è star sopra un albero (per tornare a darwin)

    roo

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  9. quando camminano nel cortile sembrano un branco di scemi froci

    nuanda

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  10. Quoto Bob. Al di là del fatto che non capisco per quale motivo l'accezione "sessantottino" debba essere sempre fatta passare come un che di negativo.(nel 1968 anche il Giuss insegnava)
    La domanda che dobbiamo farci è : quei ragazzi erano felici, hanno riscoperto se stessi nell'incontro con il professore?La risposta, inequivocabilmente affermativa, rende questo film una perla preziosa.
    Carpe diem, quam minimum credula postero.

    Mario Capanna

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  11. Capanna pone la domanda giusta ma risponde in modo sbagliato. Erano felici? Si, finchè facevano gli scemi in cortile o le cazzate letterarie nella grotta. Poi gli muore l'amico ed è evidente come il loro camminare bislacco e il loro "capitano mio capitano" nulla può di fronte al dramma. Questo è il punto saliente a mio avviso, ancor più che le disamine sull'educazione.

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  12. Sarebbe, inoltre, interessante capire cosa vuol dire "cogliere" questo benedetto attimo fuggente. Rimanere nel pensiero catulliano del "senza alcuna speranza sul futuro" del "non chiederti che destino ti hanno preservato gli dèi, sarebbe immorale saperlo"? Oppure si può cogliere l'attimo vivendolo sì intensamente, ma senza la terribile disperazione di fondo che quell'attimo è destinato a sparire?
    A me sembra che il professore insegni la prima via, ossia la via della disperazione. Come ha fatto notare Uedro, camminare come dei coglioni non ha aggiunto nulla alla loro vita.

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  13. Ma cosa c'entrano gli dei, le ninfee e gli elfi.

    Ragazzi qui stiamo parlando di vita reale!Di carne e di morte! Di vita vissuta, di esperienze concrete..Di fronte alla morte nessuno sa stare; pure gli Apostoli rimasero sconvolti e impauriti dalla morte di Cristo. Ma di che cosa stiamo parlando?!

    Il professore li fa sentire per la prima volta uomini. Per la prima volta pensano con la loro testa ed aderiscono a qualcosa che gli piace o, come direste Voi, gli corrisponde.

    Cogliere l'attimo vuol dire andare fino in fondo nella verifica di questa corrispondenza.
    Altro che camminare come scemi o salire sul banco in difesa del professore. Il succo è ben altro e mi spiace che persone intelligenti come voi guardino il dito e non la luna.

    Sono amareggiato.

    Mario Capanna

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  14. Una bellezza che rimandi unicamente a sè stessa a che giova? A godere dell'attimo in cui la si coglie. E poi? Come diceca Garcia Lorca: "L’illusione dell’aurora e i baci svaniscono. Rimane solo il deserto; l’onduloso deserto". Non credo che l'uomo sia fatto per questo e neanche per "pensare con la propria testa", anche un gatto pensa con la sua testa.

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  15. Niente, sono amareggiato pure io... Sono stato frainteso. Pensavo che la citazione da parte del Capanna del famoso verso di Catullo non fosse una mera ostentazione di cultura (evidentemente non conosce la poesia nel complesso).
    Pure io parlavo di concreta, concreta come una bella grigliata bolognese fra amici, innaffiata da un vinello sincero.
    Ma tant'è.

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  16. capiz ma perchè ogni volta che dici una cosa intelligente, o presunta tale, poi ci devi aggiungere una cagata? hai paura di passare per solone?

    tuo per sempre
    luca

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  17. questo film mi ricorda molto school of rock
    per l'intensità di vita del reale corrispondente

    luigi baita

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  18. Gentile Luca, sinceramente non la conosco e non credo di averle mai rivolto la parola in tutta la mia vita, per cui mi chiedo come possa affermare che ogni volta che dico una cosa intelligente o presunta tale io poi ci aggiunga una cagata.

    Detto ciò, chi doveva capire il mio messaggio ha capito.

    Lei rimanga pure suo, anche per sempre.

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  19. Scusate adesso farò un trattato, vi avverto, gli assonnati si astengano dalla lettura. Tratto tre punti, uno sull’educazione, l’altro sul dramma della vita e della morte, l’ultimo sulla fuggevolezza dell’istante.

    Leggero…

    Circa l’educazione, il ruolo del professore etc., davvero mi sembra pretestuoso dire che lui non guidi. Voglio dire, ma cosa doveva fare? Insegnare catechismo? Il professor Keating insegna a gustare la bellezza delle cose, in particolare della letteratura, non perché scrivere e leggere poesie sia “bello”, ma perché è connaturato alla natura dell’uomo (c’è una scena nel film che usa più o meno queste parole). Non capisco cosa vi aspettiate di più da un professore nelle ore di scuola (e dico scuola normale, quella della mattina, non quella del pomeriggio o della sera; insomma, l’altra scuola).

    Poi tornerei alla scena della camminata. Intanto rilevo come sia un artificio retorico di basso spessore estremizzare la tesi che si contesta per attaccarla meglio. Mi spiego: il professore dice ai ragazzi di camminare ognuno con il suo passo, e subito diventa qualcosa tipo “il professore li invita a camminare sulle mani”. Tra l’altro questo ragionamento, che mira a dire che il professore non guidi e non prenda posizione, è smentito nei fatti dalla scena; basta guardarla senza preconcetti. C’è un ragazzo che si mette a camminare in maniera bislacca, per citare un termine già usato qui, e il professore lo riprende e dice qualcosa tipo “non faccia il buffone”, o “non siamo qui per dare spettacolo”. Insomma, mi spiace, ma il rischio di maratone di new york a testa in giù sugli arti inferiori non c’è, proprio perché il gesto è guidato. (Tra parentesi, se a qualcuno interessa, il discorso dell’estremizzare le tesi dell’avversario lo illustra bene Luca Sofri nel suo blog, mi è venuto in mente perché l’ho letto da poco).

    Sul discorso morte e vita, non saprei dire se i ragazzi erano felici; semplificherei il problema e non vorrei mai. Il punto per me è: stando con lui loro cambiano e diventano più uomini. Questo nel film si vede bene, alla fine sono persone diverse. Ecco, non c’è un passaggio ulteriore da richiedere né a loro né al professore, salvo voler ragionare ad ogni costo con degli schemi. Mi fa poi sorridere leggere che di fronte alla morte le passeggiate in cortile non tengano. Ma certo che non tengono, vorrei ben vedere. Ma scusate, quando voi mangiate il gelato, quando aprite l’ombrello sotto la pioggia, quando lavorate, mi spiegate per favore come queste cose tengano di fronte alla morte? Mi spiace, ma non tengono neanche queste cose, e non capisco perché ce l’abbiate a morte con le passeggiate in cortile del professore, mentre non abbiate niente da eccepire con una serie di altre azioni che, ugualmente, nulla possono di fronte alla morte. Il punto è che di fronte alla morte nulla tiene, salvo attribuire noi al gesto un valore altro, ma, per l’appunto, che attribuiamo noi. Comunque Mario CapAns ha già spiegato bene, anche con un certo trasporto, per cui non vado oltre.

    Ultimissima cosa, sempre sul film ma che un po’ esula dal film. Capiz parla di disperazione, perché l’attimo è destinato a sparire. Ma, amici cari, in effetti, l’ATTIMO E’ DESTINATO A SPARIRE, non c’è discussione su questo. E la posizione più realistica al riguardo è la disperazione. Più realistica perché è l’unica che utilizza la prospettiva dell’uomo. Dare qualsiasi altra interpretazione all’istante vuol dire porsi in una prospettiva altra e fuori dall’uomo, ma mi sembra non glielo si possa chiedere. Non si capisce cosa proponga Capiz. O meglio, si capisce, ma davvero non mi sembra soddisfacente.

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  20. Applausi non per Fibra, ma per Bob..

    Ribadisco, voi continuate a guardare il dito del professor Keating mentre lui vi indica ben altro, vi indica la luna..

    E chi di noi non ha trattenuto una lasciva lacrima mentre i ragazzi coraggiosi salivano sul banco per sostenere il povero Robin Williams mentre veniva cacciato dalla scuola bigotta e paolotta di turno..Libertà vo cercando che è si cara..

    Ma poi l'attimo non è fuggente, l'attimo è per sempre. La vita è composta da attimi (istanti preferirebbe che li chiamassimo il mai troppo compianto Giuss). E' nell'istante che si gioca la vita, nella passione che ci metti nel rispondere alla persona che ti si para davanti nel trasporto che usi nel fare le cose quotidiane..

    Invece noi dobbiamo guardare di sbieco gli uomini realmente liberi, realmente felici.con lo sguardo invidioso ma superiore di chi pensa che alla fine l'avrà vinta lui la pascaliana scommessa..

    C'è niente di più bislacco della parola "bislacco"?

    Mario Capanna e i suoi capannei

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  21. [volevo scrivere due righe ed è venuto fuori un poema, mi scuso col proprietario del blog e per chi si annoia faccio mio l'invito di Bob: vada oltre]

    Disanima interessante, quella di Bob.
    Non starò qui a contestarla o ad argomentare a contrario, anche perchè abbiamo, evidentemente, posizioni inconciliabili e, per quanto possa essere interessante, una discussione alla fine risulterebbe abbastanza sterile, in quanto nessuno dei due convincerà l'altro.

    Tuttavia mi sento di dire un paio di cose.

    Circa l'educazione: nessuno, se rileggi i commenti - ma anche il post - ha affermato che il malinconico Robin WIlliams (come è insopportabile il suo sorrisetto triste,identico in tutti i film, da mrs Doubtfire a Will Huntig, forse più insopportabile degli occhialoni di Spike Lee, ma questo è un altro discorso) debba insegnare il catechismo. Nessuno. Solo tu, maliziosamente, hai letto un secondo fine di propaganda cattolica. E' stato semplicemente contestato il suo metodo di insegnamento e la sua visione dell'educazione. Visione che contesto, come ad esempio il fatto che si ponga come l'amicone, mescolando i ruoli dell'educatore e dell'amico; atteggiamento, aimè, ormai diffuso nella società odierna (quanti supergenitori si vedono in giro, che anzichè fare i genitori si comportano da fratelli maggiori, stile Genitori in blue jeans).

    Circa la camminata, ho poco da da aggiungere rispetto a quanto già detto, se non puntualizzare una cosa: estremizzare una teoria, checché ne dica Luca Sofri, non ha nulla di immorale o di sbagliato. E' un modo come un altro (certo forse un po' più rischioso), è una tecnica di retorica, per cercare di andare a fondo della teoria stessa. Troppo spesso si afferma qualcosa volutamente in maniera superficiale. Mi rendo conto però che sto un po' esulando dal discorso principale...

    Circa il discorso morte/vita/disperazione, posso dire che vanno insieme. Quello che contesto e che tu hai ben compreso, è che "cogliere l'attimo" è pura utopia, è pura disperazione mascherata di una finta felicità. Ed è per questo che citavo la poesia di Catullo nella sua interezza: egli ritiene immorale chiedersi che destino abbiano riservato gli dèi all'uomo ed invita Leuconoe, come il professore fa con gli alunni, a cogliere l'attimo, senza alcuna speranza per il futuro. Io, da parte mia, sostengo l'opposto: senza chiederti che fine ti abbia riservato Dio (permettimi di sostituirlo con gli dèi) cogliere l'attimo - oltre che impossibile - è folle ed inutile. E qua mi fermo, perchè su questo punto credo(ma spero sempre di sbagliarmi) che ci sia come un muro, forse invalicalibile, tra noi due.

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  22. Errata corrige: prima volevo dire maratone a testa in giù sugli arti superiori, non sugli arti inferiori. Comunque vabbè, si era capito, penso.

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  23. condivido quello che dice bob, soprattutto sulla questione metodologica.
    il film non va evidentemente giudicato tutto bianco o tutto nero.

    sull'educazione e la figura del professore ha probabilmente ragione lui, anche se rimane a mio parere una interpretazione del ruolo del professore molto romantica e affascinante ma che non condivido


    per la questione morte tutto giusto, ci mancherebbe. però bisognerebbe capire che senso ha questo elemento nel film. mica sarà lì per caso. qual'è il motivo? forse quello che dice uedro, che la bellezza fine a se stessa non serve.
    oppure è una sorta di giudizio sull'operato del prof, e mi spiego:
    il prof li fa diventare uomini, gli fa scoprire la bellezza, la libertà, insomma si gustano la vita. però poi sembra che tanta libertà ed emancipazione invece che rendere il suo studente modello felice e libero (nelle cose che deve fare, tipo stare con i suoi e lavorare, non nel mondo dell'utopia poetica) ecco quando dovrebbe essere a posto, si scopre disperato

    insomma non è un giudizio da poco

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  24. Intanto molto gustosa la cosa "Capanna e i suoi capannei", davvero.

    Capiz, no dai, non darmi del malizioso. So bene che nessuno dice che il professore dovrebbe insegnare catechismo, certo. Quello che dico è che pretendere un di più rispetto a quello che il professore propone è, per l'appunto, un "oltre", che esula dal suo ruolo.

    Sul tema professore/amicone non ci sto. Ma scusa Capiz, proprio tu (citazione) ti scagli contro la commistione di ruoli? Non è forse il nostro ambiente pervaso di questa commistione? Professori in cattedra alla mattina a insegnare letteratura o storia dell'arte, e al pomeriggio, extra moenia (o anche intra moenia) a insegnare la vita? Durante l'anno a interrogare e in vacanza (quella piccola) a guidare le gite? Io non contesto tutto ciò; però mi pare strano sentirti sostenere la separazione delle carriere per il prof. Keating, e non per altri. Due pesi e due misure?

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  25. Sulla falsa riga di Capiz:

    la teoria "Sofriana" del non estremizzare le tesi altrui è perfetta quando così facendo si decontestualizza l'oggetto della tesi. Ma se stiamo parlando di una sequenza dall'innegato valore simbolico, che quindi ontologicamente mira proprio ad andare oltre al suo significato più immediato, l'estremizzazione è sacrosanta. Questo giusto per mettere i puntini sulle i.

    Sul resto:
    sull'educazione, ribadisco, mi sono sempre posto in posizione mediana tra Bob e Capiz, nel senso che non condanno in toto l'operato di Keating, riconoscendo in lui alcuni sprazzi di ragionevolezza. Però voi atei siete subito pronti ad azzannare alla giugolare chi osa mettere in discussione il libertinismo, accusando di non pensare con la propria testa ecc. Che poi a furia di voler fare gli originali fate a botte con voi stessi, vedi Capanna che si esalta per i discorsi di Bob e poi li stravolge finendo per sostenere il contrario.

    La cosa sui cui invece non posso che dissentire è il discorso sull'attimo. Innanzitutto, se l'attimo è destinato a svanire, a che giova esaltarsi per esso? E' una contraddizione. Secondo punto: io ho sentito della gente sostenere il contrario, dire che c'è un punto nella storia che salva anche l'istante, cambia il modo in cui mangi il gelato e apri l'ombrello e, sembra assurdo, vince anche la morte. Chi lo sa, magari è una cazzata e io personalmente non so ancora se ci credo davvero. Però su due piedi, tra la disperazione del "tutto finisce" e la speranza di qualcosa che salva tutto, preferisco provare a vedere se è vera la seconda.
    Chi invece è convinto della prima ipotesi non capisco cosa sta ancora a perdere tempo con il lavoro, le tasse, le convenzioni, le regole: ma che si vada a divertire! Invece no, l'atteggiamento più tipico è fare il broncio e criticare gli altri di moralismo, non accorgendosi di essere i primi moralisti.

    Con immutata stima, Uedro.

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  26. Ringrazio Uedro che ha saputo esplicare ancora meglio il mio pensiero, soprattutto nel finale.

    Per quanto riguarda le frecciatine di bob sulla separazione delle carriere dico solo una cosa: i professori che alle piccole vacanze guidavano grandi gite non si sono mai posti - almeno per quello che mi riguarda - come amiconi, come professori in blue jeans (che se lo avessero fatto li avremmo ritenuti degli sfigati) ma hanno sempre mantenuto la loro autorità e autorevolezza. Cosa che il malinconico professore, a parer mio, non fa, tutto intriso della contestazione sessantottina dell'autorità.

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  27. Cari tutti,
    ho letto con iteresse i vostri commenti su un film che solo per la fotografia e le geniali scelte registiche andrebbe annoverato nell'olimpo del cinema. Sessantotto o non sessantotto? Questo è il dilemma, ma, dirò con Clarke Gable, "francamente me ne infischio". Sebbene non sia mai corsa troppa simpatia fra me e Bob non posso che sentirmi di fondo in sintonia con le sue posizioni. Qui non valgono camminate o salite sui banchi. Credo piuttosto che il film rappresenti nel modo meno malizioso e più onesto possibile il tentativo tragico e titanico dell'uomo di aprire gli occhi sulla realtà. Per chi cita Giussani: come inizia il Senso Religioso? Esattamente con una camminata nel cortile. Quando Giussani invita a una posizione che non demandi la risposta alle domande ultime al giudizio di Aristotele, Kant o Hegel fa esattamente la stessa cosa. Una posizione non alienante. Come prosegue il Senso Religioso? Con la condanna all'"uomo-misura-di-tutte-le-cose"... guarda un po'? La prima cosa che Keating fa è proprio stigmatizzare la misurazione metro per metro di un prodotto dell'anima umana come la poesia. "Strappate quella pagina". (E' il '68? Magari il '68 fosse stato così).
    Ora: io parto sempre da qualche idea di fondo ogni volta che mi approccio a un film. La prima delle quali è: difficilmente vedrò mai un film diretto da un ciellino (e quando succede viene premiato da Spike Lee coi suoi occhialoni), quindi non cercherò riferimenti che possano confortarmi, ma punti di comunione in tutto quel dato contenuto nel film che mi farà riconoscere la mano registica di un uomo che ha le mie stesse esigenze di giustizia, verità e bellezza. La seconda cosa: non prendo mai la rappresentazione per "vera", ma sempre (o quasi) per metafora. Il fatto che uno si ammazzi non toglie alcun valore al cambiamento di tutti gli altri. Chi si ammazza (Neil Perry in questo caso) altro non è l'esempio di chi estremizza fanatizzando un insegnamento vero. Esiste nella realtà chi fa così? Sì. Metafora riuscita. Stop. La salita sui banchi non crolla in tutto questo, la camminata non perde valore perché alla fine uno si è ucciso.
    Ma proseguiamo con la giussanite: "Noi non leggiamo e scriviamo poesie perché 'è carino'. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana e la razza umana è piena di passione [...]. Withman: 'Oh me, oh vita, domande come queste mi perseguitano, infiniti cortei di infedeli, città gremite di stolti, che v'è di nuovo in tutto questo? Oh me, oh vita'. Risposta: che tu se qui, che la vita esiste e l'identità... che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso". Vi sembrano parole di un professore che si tiene fuori dal gioco? Chi altro aveva il coraggio di commentare i poeti della nostra tradizione con il proprio giudizio? Ora io non so se Peter Weir abbia incontrato o meno un maestro sul proprio cammino o sia un autoditatta. Ultimo passaggio: liberì pensatori, sì, ma non alla Kerouac. Esiste in nuce una comunionalità. Keating se ne va lasciando una comunione (scritta col minuscolo, ci mancherebbe) se non altro di intenti. Altrimenti si alzerebbe uno solo sui banchi. Non si tratta quindi di relativismo o pensiero debole, ma di essersi riscoperti uomini insieme per un destino comune verso la ricerca del bello e del vero. Io l'ho inteso così. Se così non è sono lieto di non essere stato vittima dei messaggi subliminali nascosti fra le righe della sceneggiatura o fra le immagini della pellicola.
    Ciao a tutti,
    RAPTUS

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  28. Sulla provocazione di Uedro prenderò posizione quando avrò più tempo.

    Anche su quello che dice l'anonimo lecchese, che cambia nome in modo da poter cambiare opinione con più agio.

    Veniamo a Capiz. Intanto mi spiace ma il professore non è intriso della contestazione sessantottina dell'autorità. Ma per piacere! Il professore contesta un modo di fare cultura, non contesta l'autorità. Cito un esempio solo (ma nel film ce ne sono anche altri): lui dice al ragazzo/attore di obbedire al padre. Poi è il ragazzo che invece falsifica la firma, sua sponte, e poi mente, ripeto, mente al professore. Scelta sua. Non del Capitano. Insomma, il professore se la prende con un certo modo di fare cultura, e ne propone un altro. Stop; non c'è rivoluzione nè sovversione dei valori. Sennò sembra che l'unico modo di non essere considerati dei pericolosi sessantottini sia ratificare l'esistente, caspita.

    Poi sulla difesa d'ufficio dei "nostri" professori, bè dai, è un po' deboluccia, non mi fare esplicitare scene e scenette.

    RispondiElimina
  29. " Il fatto che uno si ammazzi non toglie alcun valore al cambiamento di tutti gli altri"

    eh no, come non toglie nessun valore?
    allora prendi per metafora solo quello che piace a te.

    non è che quello si ammazza perchè "estremizza fanatizzando un insegnamento vero".
    come dire: con 25 è andata bene, se uno ha capito male e si ammazza amen, può capitare

    Roo

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  30. @ Bob: nessuna difesa d'ufficio, una semplice constatazione della realtà. O almeno della realtà che ho vissuto io. Se poi tu hai esempi di professori "in blue jeans" che ti posso dire? Hanno sbagliato, il mio metro di giudizio come vedi non cambia, ma dalla coglionaggine di qualcuno non condanno l'intera categoria (dei professori che vanno in piccole vacanze intendo).

    Per quanto riguarda il la posizione sessantottiana del Williams posso concederti di aver ragione.

    @ Raptus, interessante lettura, non vedo però quali sono i punti di contatto con la visione di Bob.
    Un appunto, raptus, me lo permetta, sulla metodologia del commento: se vuoi rimanere irriconoscibile con uno pseudonimo più che legittimo e giusto, tuttavia trovo non trovo in tal senso corretto che tu parli di scarsa sintonia nel tempo con Bob (dimostrando quindi di conoscerlo) rimanendo irriconoscibile. Insomma, io mi sono rivolto ad alcuni membri qua presenti, facendo anche allusioni, proprio perchè nonostante il mio pseudonimo io sono riconoscibile a costoro. In ogni caso, mi rendo conto però che non è, in fondo affar mio.

    RispondiElimina
  31. Grazie per l'interessantissima discussione.

    Per me focale è il problema della morte. E' evidente che senza di essa l'uomo religioso non esisterebbe. Nessuno sentirebbe l'esigenza dell'al di là. Poi Cristo, Buddha, Maometto, Vishnu o Veron uguali sono.

    E' evidente che se potessimo non lavorare, tutti noi dedicheremmo il tempo ad un edonismo anche abbastanza spinto.

    Carluccio

    RispondiElimina
  32. per Carluccio:

    la tua prima affermazione mi sembra quanto meno semplicistica (forse millenni di pensiero - cristiano e non - vengono un po' ridotti in quell'affermazione).

    per quanto riguarda invece la seconda affermazione, non so se ti conosco, quindi mi permetto di criticare il concetto in sè, non la persona, ma mi sembra che esso sia quanto meno ipocrita.

    Tu dici "se potessimo non lavorare, tutti noi dedicheremmo il tempo ad un edonismo anche abbastanza spinto": guarda che puoi benissimo lavorare e allo stesso tempo dedicarti all'edonismo spinto nel tempo libero.
    Solo che molte volte si predica a parole il libertinismo totale ma, con scuse meschine, si vive la propria vita mediocre alla stregua degli stessi che probabilmente si ritiene moralisti.

    Mi sembra proprio che calzi a pennello la frase di uedro di prima: "Chi invece è convinto della prima ipotesi [attimo - disperazione] non capisco cosa sta ancora a perdere tempo con il lavoro, le tasse, le convenzioni, le regole: ma che si vada a divertire! Invece no, l'atteggiamento più tipico è fare il broncio e criticare gli altri di moralismo, non accorgendosi di essere i primi moralisti."

    Puoi benissimo lavorare e con il frutto del tuo lavoro vivere l'edonismo al massimo.

    Tanto, laicamente parlando, siamo cenere e cenere torneremo, che stai ancora a perdere tempo?

    Come scriveva la Fallaci "la vita è solo l'intervallo tra la nascita e la morte": se credi che la vita sia questo e basta, cosa ti affanni a vivere una vita normale con il tuo lavoro normale?
    Dai sfogo pure al tuo istinto.

    Dico questo perchè non sopporto chi teorizza l'assenza di senso, la disperazione, l'essere maledetti, e poi vive la propria vita da impiegato, dove la massima trasgressione è stare alzati fino a mezzanotte a guardare Porta a Porta, salvo poi lanciare strali contro il cristianesimo o "l'uomo religioso".

    Capizzino

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  33. Capizzino mi ha tolto le parole di bocca.
    Trovo infatti molto riduttivo affermare che il fenomeno religioso sia la risposta alla naturale paura della morte.

    Per quanto riguarda l'edonismo Uedro ha già magistralmente espresso il mio pensiero e con lui capizzino. Voi teorici del nulla, propugnatori del niente, andate fino in fondo alla vostra filosofia da salotto. Seguite realmente l'insegnamento del prof. Keating, cogliete questo benedetto attimo, succhiate l'anima alla vita, abbiate il coraggio delle vostre teorie. Solo così, potrete seriamente rispondere alla domanda: "cosa hai guadagnato, oggi?"

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  34. 1/2.

    Ho provato a caricare il commento ma non ci sta tutto. Divido in due parti.

    Cominciamo. In ordine sparso.

    Sulla morte del tizio alla fine condivido quello che dice Raptus, e non capisco perché Roo se la prenda. Ma cosa volevi, il lieto fine? E' obbligatorio il lieto fine? Tutto finisce necessariamente lietamente? No, no, no. Il ragazzo muore perché decide di morire. E comunque, sempre per mettere i puntini sulle i, il film non si chiude con la morte; non finisce con quello che si ammazza. L'ultima scena, quella che uno si porta via, è quella dei ragazzi che salgono sui banchi, che è il termine di un percorso fatto di poesie nella grotta, partite a pallone, corti fatte alle ragazze, e alla fine anche la morte di un amico. La fine non è il suicidio, ma il cambiamento comune dei ragazzi. Ha già detto Raptus su questo punto, comunque.

    Poi mi interessa il discorso che fanno Uedro e Capizzino sul libertinismo. A parte che mi sembra appiccicato in questo contesto, il tema è degno, quindi affrontiamolo. Uedro dice "se l'attimo è destinato a svanire, a che giova esaltarsi per esso? E' una contraddizione". Io su questo forse ho qualche sfumatura diversa da Keating.

    Io la vedo così: ad essere estremamente coerenti è una contraddizione, sì. Tant'è che, come ho detto prima, l'unica posizione autenticamente ragionevole sarebbe la disperazione. Il che vuol dire non alzarsi dal letto, rinunciare alle altre persone, insomma l'inazione totale e, all'estremo la propria morte (che tratto in un secondo momento). Il discorso è che questa posizione è difficile da tenere per evidenti ragioni innanzitutto, diciamo, logistiche (e.g. se uno non lavora non guadagna, non compra da mangiare e muore di fame). Poi per ragioni di stimoli che provengono dal reale. Voglio dire, la realtà provoca (per usare un linguaggio comune), e dunque uno reagisce, si lascia toccare, partecipa. In un modo o nell'altro, non ci si riesce a tirare indietro, proprio perché le cose ci sono, e l'uomo le recepisce. Tant'è che "ci si esalta per esso" (cioè l'attimo) perché è naturale. Accade, uno non ci può fare niente. L'unica coerenza sarebbe il suicidio, dicevo. Almento in teoria. Il problema è che quest'atto è una scelta di abbandonare la vita per la non vita. Ora, mentre della prima, per quanto terribile, insoddisfacente etc… possa essere, abbiamo una conoscenza approfondita, dell’altra non sappiamo niente. Addirittura, in caso di suicidio, nella migliore delle ipotesi dopo ci dovrebbe essere il nulla, cioè una cosa alla quale neanche si riesce a pensare, e nella peggiore l’inferno (salvo eventuali salvataggi e ripescaggi dell’ultimo minuto, ma non mi sembra prudente farci affidamento, comunque), di cui comunque non abbiamo esperienza. Dicevo, dunque è una scelta che in ultima analisi è sempre viziata da una carenza di informazioni, e che non trovo conveniente. Dunque ha più senso stare qui e aspettare 70, 80, 90 anni, quanti sono. A questo punto, già che ci siamo, tanto vale farseli passare nel modo migliore, questi anni. E allora uno che fa? Si sposa, ha dei figli, una casa, una macchina, lo studio legale, il lavoro, gli amici, la chiesa etc... (Nell'elenco ho messo di tutto, non ve la prendete, è evidente che macchina e figli non sono nella stessa categoria). In questo elenco c'è anche chi ci mette il libertinismo, come lo chiamate voi. Io direi edonismo, che mi sembra più sensata, come parola. Quando parlate di libertinismo, se intendete diciamo una libertà estrema nella sessualità, mi sembra riduciate notevolmente la questione, ma mi rifiuto di pensare che lo stiate facendo. Quindi Uedro, uno si esalta per l'istante perché l'istante è quello che riempie gli anni che abbiamo da passare qui dove siamo. Poi c'è chi si esalta per l'istante poetico, per l'istante sessuale, per l'istante calcistico, per l'istante familiare, per l'istante politico, per l'istante del denaro etc...

    Fine prima parte.

    Bob

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  35. 2/2.

    Sul tema: c'è qualcosa che salva l'istante, vince la morte e cambia il modo con cui mangi il gelato. Per favore c'è qualcuno che mi può spiegare in maniera convincente questa cosa qui? C'è qualcuno che mi dica cosa vuol dire che qualcosa vince la morte? In maniera convincente. Mi sembra una formulazione che esula dalla dimensione della nostra comprensione. Il concetto stesso di "vincere la morte" implica il superamento della finitezza, che è una dimensione che non ci appartiene. Voglio dire, viviamo di finito, e il solo pensiero dell'in-finito è da vertigine, difficile da sopportare, proprio perché di un'altra categoria.

    Poi Uedro dice che non capisce perché chi sostiene l'assenza di senso perda tempo con il lavoro, le tasse (!), le convenzioni, e invece non si vada a divertire. Uedro, l'ho accennato prima. Purtroppo lavoro, tasse e convenzioni fanno parte della società occidentale nella quale viviamo. Io se ne avessi la possibilità farei a meno di tutto ciò. Ma francamente penso che lo faresti anche tu. Non vedo la differenza tra me e te. Veniamo al "si vada a divertire". Ma che vuol dire? Uno, nella misura in cui può e riesce, cerca di divertirsi. Il che vuol dire che cerca di farsi passare nella maniera a lui più congeniale questi 70, 80, 90 anni. Francamente, anche se il lavoro è decisamente rivoltante, almeno per me, come concetto, non posso farne a meno. L'idea che allora chi nega il senso all'istante debba necessariamente vivere le peggiori perversioni dell'animo mi sembra da una parte schematica, dall'altra poco rispettosa dell'uomo. Cioè secondo voi l'unica alternativa all'autentica religiosità è un'istintività sfrenata. Ma chi l'ha detto? Dov'è che avete formato questo giudizio? Mi sembra davvero superficiale e che non tiene conto che l'uomo, fortunatamente, non è una bestia, indipendentemente dal suo credo religioso. Mi sembra davvero un giudizio dato da chi ha frequentato e frequenta soltanto "uomini religiosi", per dirla con Capizzino, che non conosce persone fuori dal suo giro (o meglio, le conosce ma filtra la conoscenza dalla sua lente di rimpicciolimento) e guarda al resto delle persone con la superiorità sprezzante di chi ha già capito tutto.

    Capizzino, tu parli del vivere la vita da impiegato. Per favore dimmi cosa dovrei fare per essere da te ritenuto degno di essere agnostico. Seriamente. Tu e Uedro dite "ma che si vada a divertire, anziché tenere il broncio". Bene. Il concetto del divertirsi l'ho spiegato prima. Dis-vertere, o come cavolo si dice, forse senza la s, vuol dire distrarsi, in qualche modo. Distrarsi per occupare questi anni tra nascita e morte. Tutto qui. Poi ognuno si diverte come vuole, come può. Non capisco perché siate voi a dover indicare qual è il divertimento davvero adeguato. Se vi riferite al mio broncio, il mio broncio è dovuto solo al fatto che non mi diverto abbastanza, cioè non come vorrei. Nessuno strale contro l'uomo religioso. Anzi.

    Scusate la lunghezza, davvero.

    Bob

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  36. Provo a ritornare sul piano del film, dal momento che le interessantissime e, spesso, contestabilissime frasi di Bob meriterebbero un approfondimento che ci porterebbe su altri binari.

    Butto là un nuovo spunto su cui ragionare assieme cercando di prescindere dai pregiudizi ideologici, magari complico le cose, vediamo.

    Forse il succo potrebbe essere questo:
    l'operato pedagogico di Keating parte da presupposti ragionevoli e condivisibili, aprire gli occhi sul reale ecc. Un tipo di insegnamento che però è ancora monco di qualcosa dal momento che nel venire appreso c'è chi lo estermizza e si ammazza, chi lo prende come invito all'edonismo/libertinismo (Nuanda, praticamente un trans ante litteram: anche se per scherzo, il concetto che vuole rappresentare è quello, l'andare oltre le convenzioni, anche di gender) e chi scopre il bello della vita. Resta da capire se le degenerazioni siano "eccezioni alla regola", umane deviazioni derivanti da un uso perverso della libertà, oppure opzioni previste da questo tipo di educazione.

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  37. E' inutile che si scusa per la lunghezza. Se non voleva scrivere cose lunghe doveva evitare di scrivere. Non sopporto questa retorica della scusa finale o preventiva. Chi non sa scrivere un concetto brevemente è perchè non sa scrivere.

    Savino P.

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  38. Purtroppo devo andare in Tribunale (anche io svolgo una vita da impiegato e mi piace Porta a Porta) quindi rinvio a data da destinarsi una risposta articolata.

    Preciso solo una cosa: Bob, o sei Carluccio, oppure devi spiegare perchè ti senti chiamato in causa, io ho risposto a Carluccio.
    Io non ho indicato alcun divertimento per atei/agnostici/sodomiti/adoratori di baal, ho solo contestato una linea di pensiero (se si può chiamare così) che predica l'assenza di senso e il cinismo a fronte della banalità del modo di vivere degli stessi.
    Se ti senti chiamato in causa, mi spiace, peraltro non avevo alcuna intenzione pedagogica in tal senso.
    Ognuno è veramente libero di vivere come vuole, sento solo un contrasto tra il maledire la quotidianità e poi viverla - incazzati - come tutti: piuttosto, come dice uedro, se uno odia la quotidianità potrebbe stravolgerla e non conformarsi ad essa (e lamentarsene).

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  39. Ricordo a Savino P., che i congiuntivi NON sono vietati in questo blog.

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  40. Cogli l'atomo fuggente!

    Uomo Radioattivo.

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  41. Vedo che le mie precisazioni grammaticali Le bruciano parecchio, visto che non pubblica i miei commenti....

    Savino P.

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  42. Lo facevo solo per salvarti la faccia caro Savino sgrammatichino

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  43. Personalmente ritengo che Savino P. sia uno dei commentatori più scadenti che abbia mai scritto su questo blog.

    Capiz

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  44. La verità che voi soloni non avete il coraggio di ammettere è che l'unica posizione realmente umana, realmente valida di fronte alla vita e alla realtà contro cui ogni giorno cozziamo come pecore al macello è il relativismo.

    Eh sì!!

    Non esiste verità, se non la mia, se non la tua. Miliardi di verità diverse, ergo nessuna verità.

    Dunque non cercate di imporci la vostra visione del mondo, vivete come volete e lasciateci fare ciò che vogliamo.

    L'unico uomo veramente libero è l'anarchico.
    Keating educhi come vuole. Il professore ciellino educhi come vuole. Il marxista idem.

    Carluccio

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  45. La verità è che non esistono verità...

    Caro Carluccio, un po' contraddittorio!

    Non voglio perdermi, tuttavia, in accademici sofismi, pertanto la smetta di tediarci e torni ai passatempi fatti di divani e bottiglie di vetro. E lasci perdere queste banalità da Maurizio Costanzo Show.

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