Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

sabato 7 agosto 2010

L'uomo di vetro

Angoscianti pentimenti

L'uomo di vetro (2007)
di Stefano Incerti
drammatico

La vera, crudissima storia di Leonardo Vitale (l'ottimo David Cocco), che all'inizio degli anni '70 a Palermo fu uno dei primi "pentiti" di mafia: dipinto quasi come un ingenuotto dal cuore nobile, reso pazzo dalla prima (ingiusta) incarcerazione, Leuccio fece nomi e cognomi della cosca locale, zio (Toni Sperandeo, la solita faccia giusta per parti del genere) compreso. Che lo maledice, ma lo protegge, consigliando alla madre (grande prova per Anna Bonaiuto) di assecondare la sua pazzia: se "quelli" lo ritengo pazzo, forse lo lasciano in vita. Stesso ragionamento farà però anche la magistratura: a causa dei suoi comportamenti eccessivi e stravaganti (alcuni ritratti in maniera assai impressionante) spesso al confine con il misticismo, lo rimbalzeranno da un manicomio all'altro senza dargli troppo credito, catapultandolo in un angosciante paradosso kafkiano.

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