Un blog di cinema...

ce n'era davvero bisogno?
Credo che il 99% dei film non siano "brutti" o "belli" in assoluto, e che talvolta anche un singolo elemento ben riuscito possa salvare un'intera opera, basta sapere dove guardare.
Credo anche che la vita di un uomo sia mediamente troppo corta per permettersi di sprecare tempo decidendo quale film vedere, con il rischio poi di aver fatto la scelta sbagliata. Questo spazio nasce con l'intento di fornire qualche indicazione a quanti non vogliono accontentarsi di giudicare un film dalla "trama" o dalla star che recita (senza nessun pregiudizio verso le trame ben scritte e gli attori di livello). Poche righe per sintetizzare gli aspetti che valgono delle pellicole che ho visto, lasciando a wikipedia (cliccando su registi e attori) e a youtube (cliccando sui titoli) l'onere di fornirvi tutte le informazioni supplementari. Per facilitare la consultazione ho creato degli indici apposti, inserendo in Prima Fila i film consigliati, in Peggio del Peggio quelli da evitare e suddividendo le opere per aree tematiche piuttosto che di genere: Film Blu per thriller, noir, poliziesco, azione ecc, Film Bianco per le commedie e i film più "leggeri", Film Rosso per quelli drammatici e affini (ma una singola opera può essere segnalata in più categorie proprio perchè le suddivisioni per genere risultano spesso troppo rigide) e Film Oro per i grandi classici. Infine una sezione più "critica" (Oltre lo schermo) per chi vuole approfondire determinati argomenti. Buona visione.

venerdì 15 gennaio 2010

Un alibi perfetto

Disastro senza attenuanti

Beyond a Reasonable Doubt (2009)
di Petere Hyams
thriller


Non funziona niente in un thriller grossolano e superficiale, male interpretato da personaggi mai incisivi, aggravato dal fatto di avere alla base un'idea buona (si tratta del remake di L'alibi era perfetto del 1956, diretto da Fritz Lang) malamente sciupata: occhio a scambiare delle ottime premesse con la loro pietosa realizzazione. Il tentativo di due giovani di smascherare le losche procedure del procuratore distrettuale Martin Hunter, un Micheal Douglas che vorrebbe essere cinico e spietato (e ha la faccia per farlo) ma che una sceneggiatura campata per aria rende poco più che una macchietta, passerà attraverso la sostanziale autodenuncia di un delitto non commesso (con documento filmato che lo accerta) per mostrare come vengano manipolate le prove per sostenere la tesi dell'accusa. Ovviamente il brillante piano si scontrerà con migliaia di fantomatici imprevisti spesso di una banalità tale che, pur riuscendo a frenare gli sbadigli, rendono il film un perfetto compendio dell'approssimazione.

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