Ancora più disperati
Baciami ancora (2010)
di Gabriele Muccino
drammatico
Rarissimo caso di sequel all'italiana (di recente ricordiamo La rivincita di Natale, seguito di Regalo di Natale di Pupi Avati) che riprende i toni e i temi de L'ultimo bacio amplificandoli, abbandonando la via della commedia per prendere quella della tragedia. Morale: trentenni disperati diventano quarantenni falliti. Il ritorno dalla Colombia di Adriano riunisce quelli che dieci anni prima erano vigorosi e disperati giovani in cerca di rivalsa sulla vita. Ora sono uomini falliti (Giorgio Pasotti, imbruttito all'eccesso per esasperarne il concetto, si muove come un fantasma dai vestiti troppo larghi all'interno di un grottesco triangolo amoroso, somigliando però un po'troppo ad un vecchio personaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo), paranoici depressi (l'ottimo e angosciante Claudio Santamaria, eterno incazzato che tira avanti a suon di pastiglie), traditori (Stefano Accorsi, in procinto di divorziare dalla mai dimenticata Giulia) e traditi (Pierfrancesco Favino, allora emblema, a margine, della coppia "normale", oggi protagonista di una stereotipata famiglia allo sbando) dalle mogli (ma non diteci che Vittoria Puccini fa dimenticare Giovanna Mezzogiorno!) e dalla vita. L'istinto sessuale è sempre la nota dominante assieme al sentimentalismo puro, le medicine l'unico placebo per l'angoscia, chi sembra stare meglio è Alberto (Marco Cocci, ripreso sdraiato svogliatamente a letto con l'ennesima ragazza al suo fianco, nello stesso identico modo di dieci anni prima), che vede ancora il viaggio come l'unica via d'uscita, ma ora, con qualche ruga in più, è vissuto senza impeto, quasi come soluzione obbligata. Quando in scena irrompe la morte con le sue ombre sembra che qualcuno possa rendersi conto della bellezza della vita con tutte le sue sfaccettature. Ma è breve illusione e anche la tragicità sarà al massimo l'occasione per accorgersi di essere fortunati, facendo riaccendere antichi bollori, ripari sicuri sotto la tempesta. Muccino tiene il romanticismo al minimo sindacale, ci ripete che la felicità è realizzare i propri sogni e ricicla vecchie frasi ad effetto ("siete già morti") che ci fanno capire come, al fondo, nulla è cambiato, risultando però incapace di riproporre quell'attenta analisi della realtà che era emersa a tratti due lustri fa, rendendo L'ultimo bacio film assai più interessante e per certi aspetti apprezzabile. E dove, per lo meno, non si rideva laddove invece si dovrebbe piangere.
venerdì 5 febbraio 2010
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vorrei contraddire il commento "non diteci che la Puccini fa dimenticare Giovanna Mezzogiorno"...
RispondiEliminaAllora, Muccino in un'intervista sosteneva che all'inizio lo spettatore rimane un po'spiazzato ma nel giro di qualche minuto non si ricorda neanche più che nel film precedente Giulia aveva la faccia della Mezzogiorno. Secondome è falso, nel senso che la Puccini sarà anche bella e brava ma Giovannona è un'altra cosa.
RispondiEliminaLa Puccini non vale un'unghia di Giovanna Mezzogiorno. Non ne ha l'intelligenza, la capacità espressiva, recitativa e si sogna di eguagliarne la classe. Non a caso Giovanna ha rifiutato di fare un sequel così poco strutturato e progettato solo per tirar su un po' di grana.
RispondiEliminaRaptus