Potenziale commedia (buffa)
Mine vaganti
di Ferzan Ozpetek
drammatico
In Italia sembra esserci una legge non scritta per cui tutti i grandi attori per essere ritenuti tali debbano interpretare almeno una volta la parte di un omosessuale. Si sono cimentati nel ruolo negli ultimissimi anni: Accorsi, Favino, Rubini, Albanese, Argentero, Lo Cascio, Santamaria. E dove può andare un belloccio ad esercitare le sue smanie di mossettte, sculettii e ammiccamenti se non alla corte di Ozpetek, che invece sembra non possa realizzare un film senza infilarci dentro alemno un paio di gay? Questa volta è toccato a Riccardo Scamarcio, il figlio più piccolo di una famiglia tutta boghese di magnati della pasta, tornato in terra salentina dopo gli anni romani: i suoi lo pensavano playboy e studente di economia, lui preferisce scrivere e dedicarsi agli uomini. Confida al fratello maggiore (Alessandro Preziosi) la sua condizione e la volontà di mettere al corrente la famiglia, ma lui lo precede facendo outing per primo e venendo messo al confino. Seguono dubbi vari, intolleranze borghesi e retrograde, malcelate aperture e ambiguità di tutti i sessi prima che entrino in scena le vere mine vaganti (titolo geniale che occhieggia anche al revival di Mina nella colonna sonora), ovvero i componenti della frocissima banda romana in visita dall'amico. Ozpetek non resiste a sfornare i più tipici stereotipi gay, ma lo fa con un gran tocco da commediografo, non sappiamo quanto voluto, e per una mezz'ora si ride sul filo dell'equivoco. Prima di rientrare nel dramma e nella sua solita morale: non è importante quello che sei, l'importante è quello che senti. La sessualità come ogni aspetto della vita, l'istintività al primo posto: la saggia nonna diabetica, esaurito il suo compito moraleggiante, si abbuffa di dolci e muore col sorriso. "Sei felice?" chiede la sorella al protagonista. L'indecisa smorfia di risposta vale più di mille commenti.
martedì 20 luglio 2010
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Le tue stroncature mi piacciono ogni giorno di più.
RispondiEliminaCmq ormai è sempre la stessa storia trita e ritrita: l'importante è l'amore. Ed è solo una questione di tabù, adesso si inneggia all'amore omossessuale, poi sarà il turno dell'amore efebico (che moccia sta già sdoganando), poi sarà il tempo dell'amore alle capre e agli altri animali, poi ci sarà l'incesto (se amo mia madre che problema c'è?) e infine, in nome della libertà relativista di amare ciò che si vuole) sarà sdoganata la pedofilia. Almeno l'industria cinematografica avrà un sacco di materia!
RispondiEliminaTra l'altro non capisco una cosa: nel cinema appunto è inneggiata ogni sorta di amore, tranne che la famiglia, dipinta sempre come ipocrita, bacchettona e tomba dell'amore. Mah...
Infine, è proprio vero, ormai Orlando è prigioniero del suo personaggio. Lo preferivo quando stava a Vicini di casa con la Golia e Teo Teocoli.
Bravo, hai sottolineato con efficacia l'indirizzo che sta prendendo il cinema italiano. In "Diverso da chi?" a un certo punto uno dei protagonisti omosex dice testualmente: "Cosa mi importa se lui (Argentero) ama un uomo, una donna, un cammello". Sintomatico.
RispondiEliminaL'unica salvezza è che spesso anche i maggiori sostenitori dell'amore omosessuale finiscono per dipingere i gay come macchiette: fino a quando il gay al cinema farà ancora ridere grazie ai suoi atteggiamenti evidentemente diversi, c'è ancora speranza.
Ps: che finezza la citazione di Vicini di casa
http://www.youtube.com/watch?v=YdgoZ5ugCAE&feature=player_embedded
RispondiEliminaquesto non si può proprio perdere...
dove finiremo?
Capitano
I puffi mi sono sempre piaciuti.
RispondiEliminaCarletto (da non confondersi con Carluccio)