Umane turbolenze
Flight
di Robert Zemeckis (2012)
drammatico
Evitare un disastro aereo e rischiare di essere condannati per omicidio colposo plurimo. E' quello che accade al comandante Whitaker (Denzel Washington, per la prima volta splendidamente quasi scorretto con occhio pesto e bocca impastata), cui riesce meglio passare indenne tra le nubi del cielo che in quelle della vita: quando il suo aereo perde i pezzi tra le nuvole della Georgia lui riesce a portarlo a terra mantenendo il sangue freddo. Ma in quello stesso sangue vengono trovate tracce di vodka e cocaina, dal momento che il comandante la sera precedente al volo, come tutte quelle prima, ha alzato troppo il gomito. Poco importa dunque che sia riuscito a salvare 96 delle 102 persone a bordo: neanche il tempo di ritagliarsi il ruolo dell'eroe che subito deve pensare a difendersi dalle accuse con l'aiuto dell'algido avvocato Don Cheadle. Ma la prospettiva dell'ergastolo non è l'unico problema di un uomo che annega tutti i suoi dubbi nell'alcol credendo di farlo per scelta e non per dipendenza e arrivare sobrio all'interrogatorio finale che potrà scagionarlo sembra impresa più ardua che pilotare un boeing. Zemeckis preferisce tenere al minimo i motori del legal thriller, che rimane comunque intrigante, per planare sull'uomo e sul suo rapporto con la realtà e con il destino. Lo fa con il solito film rigoroso fatto di parole e inquadrature calibrate, che emoziona quando deve emozionare (tanto di cappello per la sequenza dell'incidente aereo), ti sorprende quando non te lo aspetti e sa dosare ironia a perfette impennate di tono, senza perdere quota quando attraversa le insidiose turbolenze della riflessione esistenziale sulla quale plana con un atterraggio da applausi.
Alto: Tempi da grande film hollywoodiano. La scena dell'incidente ben orchestrata
Basso: La retorica è sempre in agguato e un paio di personaggi si perdono tra le pieghe della sceneggiatura
domenica 24 novembre 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento